mercoledì 17 maggio 2023

La Cina non è a corto di braccia

“La Cina diventerà vecchia prima di diventare ricca” è la nota – di giubilo – che accompagna da qualche tempo la scoperta che ci sono in Cina più morti che nascite, che la popolazione comincia a diminuire. Con corredo profetico a quindici e trenta anni, di una popolazione con pochi giovani e molti vecchi, e gli aggravi che questo cambiamento comporta, per sanità, pensioni, finanza pubblica, e quindi ricchezza. Ma non è così semplice.
La spesa sociale è cresciuta in Cina di quasi tre volte in dieci anni. Anche a causa dell’invecchiamento, ma non solo. La Cina ha riserve enormi di forza lavoro. Può elevare l’età del pensionamento, oggi anacronisticamente ancora a 55 e 60 anni. Ha un serbatoio ancora ampio di forza-lavoro rurale che può urbanizzarsi per la produzione moderna. Ha un mercato del lavoro ancora ridotto: è stato calcolato che se il tasso di occupazione fosse in Cina come quello del Giappone, tra diciotto anni ci sarebbero 40 milioni di lavoratori in più, una Germania. E molto è possibile recuperare tra i più giovani, che non hanno un preciso disegno di cosa fare: la disoccupazione giovanile è ancora al 17 per cento.

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