La morte di Poirot
Si
parte col funerale di Poirot: il cimitero, la bara, l’interramento, il bastone
sulla bara, gli amici inconsolabili al vermuttino postfunebre. Di che scolorire
gli incubi mattutini di Montalbano, quando si sogna sepolto in bare di legno
chiaro. Anche perché qui è Poirot che inscena la sua morte, interramento compreso, è lo snodo del plot, contro avversari che solo si manifestano con assassinii, e non la sogna. Naturalmente non metterà in moto le sue celluline grigie dalla tomba - il come è da vedere.
Un geniale adattamento televisivo – uno degli ultimi, se non l’ultimo
della lunga serie, 2013 - del personaggio di Agatha Christie. Notevolissimo al
confronto del romanzo da cui è tratto (“The Big Four”), un affastellamento di
trappole e intrighi che A. Christie chiamò romanzo, legando insieme vari
racconti e raccontini già pubblicati, per sfruttare il successo di “L’assassinio
di Roger Ackroyd” l’anno prima.
Notevoli
anche le ambientazioni. Il mondo del teatro,creativo e distruttivo, nella
seconda parte. Una Società della Pace nella prima, che inalbera il solito
ricchissimo mecenate, con la brillante scienziata, e il guru orientale - in un
secolo poco è cambiato.
Peter
Lydon, Poirot e i Quattro, TopCrime
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