lunedì 15 maggio 2023

La signorina Else fa cent’anni – femminista, bassaniana

Il monologo interiore forse più celebre - dopo quello inaugurale dello stesso Schnitzler nel 1900 con “Il sottotenente Gustl”, poi ripreso da Joyce in “Gente di Dublino” - si può rileggere con una traduzione variamente rivista, e una introduzione che è un racconto a sé della germanista fiorentina Svandrlik. Sugli ebrei viennesi, come Schnitzler, che erano, ancora dopo la Grande Guerra e la dissoluzione dell’impero austro-ungarico, gli “unici veri patrioti”, quali li diceva Joseph Roth. Sugli ultimi anni di Schnitzler, “rattristati dalla separazione dalla moglie e dal suicidio della figlia (1927)”, come presentito in questo racconto. Sulla tecnica del flusso di coscienza.   
Un racconto in tempo reale, quattro-cinque ore, come solo è possibile nel “flusso di coscienza”.  Lieve, perfino banale, per l’incoscienza dell’età dell’incoscienza – anche se l’adolescenza è qui prolungata ai diciannove anni. E tuttavia ritmato, avvincente. Anche perché, nella ripetitività del lungo monologo, di grande varietà linguistica, e grammaticale. Il monologo che fa testo è sempre quello di Bloom, di Joyce, ma, seppure meno variato, anzi monotono, più formidabile, per un centinaio di pagine, è questo della giornata della signorina Else. Contemporaneo anche, nel viluppo di considerazioni, tutte ragionevoli e non, che portano spesso l’adolescente solitario a atti inconsulti.  
E di interesse storico: nell’identità ebraica sottolineata dei protagonisti marca la felice noncuranza degli ebrei al crollo dell’impero austriaco, all’ombra del quale avevano prosperato.

Bassani vi ha trovato spunti per “Il Giardino dei Finzi Contini”? La traccia è inesplorata – o allora ritenuta inconsistente. Ma per la noncuranza e altri aspetti, il tennis e non solo, più di un rinvio il racconto provoca ai “Finzi Contini”, più uno spunto o appiglio potrebbe avere dato a Bassani.
Questa Else è anche una figura femminile che non si ritrova molto nella scrittura femminile – quella che un tempo si diceva scrittura femminile, opera di scrittrici. Di donna abusata e colpevolizzata. Un secolo fa. Senza scandalo, una delle tante. Quante storie di donne, dal punto di vista femminile se non femminista, non sono opera, a volte “immortale”, di scrittori e poeti. Una storia della letteratura  al femminile ribalterebbe molto femminismo politico.  
Un dubbio emerge alla rilettura - alla rilettura in questa traduzione? Ma il caso è di un suicidio - il racconto è diventato eponimo del suicidio da adolescenti? Il veronal-barbital che Else ingerisce è abbastanza per ucciderla, ma i soccorsi stanno arrivando, e poi non è lei che ci racconta questa sua giornata convulsa?

Arthur Schnitzler, La signorina Else, Giunti, remainders, pp. 107, ril. € 2,00

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