Letture - 520
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Walter Benjamin
a Sanremo - Dora Sophie Kellner, giornalista e
scrittrice austriaca attiva in Germania, riemigrò nel 1933, alla presa del
potere da parte di Hitler, in Italia, a Sanremo. Era stata la prima moglie di Walter
Benjamin, col quale aveva intrattenuto un rapporto sentimentale fin dal maggio 1914,
dal primo incontro, e aveva creato una convivenza due anni dopo, dopo aver
divorziato dal primo marito, Max Polak. Il 17 aprile 1917 Dora Kellner e Benjamin
si erano sposati - in Svizzera, dove Benjamin si era rifugiato per sfuggire all’arruolamento,
con un referto medico di ischemia. In Svizzera ebbero anche un figlio, Stefan.
Il matrimonio era durato fino al 1930. A Sanremo l’ex moglie d Benjamin lavorò
dapprima come cuoca all’hotel Miramare. Per poi rilevare Villa Emily, o Villa
Verde, che gestì in proprio come pensione – la vecchia residenza di Edward
Lear, l’illustratore londinese più noto come scrittore, di viaggi (in Calabria)
e di limerick.
Con l’avvento di Hitler Dora e Walter Benjamin avevano
riallacciato i rapporti: tra novembre 1934 e gennaio 1938 Benjamin soggiornò a
Sanremo, a Villa Verde (dove nel 1935 anche Stefan si era trasferito) almeno
cinque volte, anche per lunghi periodi – nell’inverno 1934-25 per cinque mesi. Come
spiega la monografia illustrata “rororo” di Uwe Naumann. Visite intervallate da
soggiorni a Ibiza, ospite di Jean Selz, lo storico dell’arte francese, nelle
estati del 1934 e del 1936 a Skovbostrand, ospite di Bertolt Brecht, e spesso
in Francia, soprattutto a Parigi, dove era rifugiata la sorella Dora, e dove
poteva frequentare la Bibliothèque Nationale. A Villa Verde Benjamin scrisse
due capitoli di “Infanzia berlinese intorno al Millenovecento”, e parti dei “«Passages»
di Parigi” e dei lavori su Kafka.
Cia
-
“Sono stato a Mosca solo due volte”, è l’incipit del § 17 delle memoria di Le
Carré, “Tiro al piccione”: “La prima nel 1987, quando grazie a Mikhail Gorbaciov
la vita dell’Unione Sovietica stava finendo, e tutti eccetto la Cia lo sapevano”.
Fraülein
-
Era d’uso, fin ben dopo la Grande Guerra, per le giovani aristocratiche. Lo
spiega la germanista Rita Svandrlik, introducendo Schnitzler, “La signorina
Else”, di Giunti.
Giornalisti
–
“Alla fine, siamo agenti doppi. O tripli”, spiega a Le Carré (“Tiro al piccione”,
32) il giornalista francese Jean-Claude Kaufmann, che è stato ostaggio per tre anni
di Hezbollah in Libano, di carcerieri incappucciati: “Dobbiamo empatizzare con
altri per capire ed essere accettati. Poi tradiamo”.
Incoronazione
–
Tutti gi ingredienti di Shakespeare, i nomi ridondanti, il principe riottoso e
traditore, la regina pretendente, molti fantasmi incombenti, e invece è stato
un evento pubblicitario. I personaggi sono gli stessi ma la scena è cambiata.
Male
oscuro –
Di ritorno da un premio letterario in Europa a fine anni 1980, narra la biografia
(il Prix Mondiale Cino Del Duca, a Parigi, nel 1985, un premio alla carriera,
n.d.r.), William Styron torna al successo di pubblico, che lascia tramortita la
critica, col racconto della sua – di una sua – crisi depressiva. Un racconto che
intitolò “Un’oscurità trasparente”. L’idea, spiegava, gli era venuta da un’intervista letta sette anni prima. Di
Berto, che “Il male oscuro” aveva pubblicato nel 1964? Con analogo travolgente
successo di pubblico che aveva tramortito la critica – tuttora non sa “sistemarlo”.
Yvette Pierpaoli - Yvette
Pierpaoli, francese figlia di emigrati eoliani, è solo ricordata da Le Carré
nelle memorie, “Tiro al piccione”, § 10. Che rivela in lei il modello del suo
romanzo “Il giardiniere tenace”. E poi, dopo morta, l’ha ricordata sul settimanale
“The Observer”. Donna d’affari nella ex Indocina, e poi indomita operatrice umanitaria
in Cambogia e altrove. Da ultimo in Kossovo, dove è morta, alla frontiera con
l’Albania, in un incidente d’auto.
Russia – “Ciò che la
psiche collettiva russa teme di più è il caos; quello di cui più sogna è la
stabilità; e quello di cui ha il terrore è il futuro ignoto”, John Le Carré, “Tiro
al piccione”, § 17, “Il cavaliere sovietico sta morendo dentro la sua armatura”.
Una paura che Le Carré giustifica: “E chi non lo avrebbe, in una nazione che ha
dato venti milioni delle sue anime ai giustizieri di Stalin ed altri trenta a
quelli di Hitler?”
Scrivere
–
“Spiare e scrivere romanzi sono fatti l’uno per l’altro. Entrambi richiedono un
occhio allenato alle trasgressioni umane e ai molti volti del tradimento”. Se
lo dice Le Carré, la spia tourné romanziere, aprendo le memorie, “Tiro al piccione”.
Ma sull’autorità di Graham Greene. Benché, alla fine, con non benevola ironia: “A
riprova non dobbiamo cercare più lontano di Graham Greene, a proposito di quanto
si racconta sull’autoimposto gioco dei furbi con l’Fbi…. Per tutta la sua tarda
vita Greene, romanziere ed ex spia, fu convinto di essere nella lista nera Fbi dei
sovversivi filocomunisti. Ne aveva ragione, date le sue numerose visite in Unione
Sovietica, la sua continua e dichiarata fedeltà all’amico e compagno di
spionaggio Kim Philby (un agente doppio poi rifugiato in Russia, n.d.r.), e i
suoi inutili sforzi di conciliare la causa romano-cattolica con la comunista.
Quando il Muro di Berlino crollò, Greene si fece fotografare da lato sbagliato,
mentre diceva al mondo che sarebbe stato meglio di là che di qua. Anzi, l’avversione
di Greene contro gli Stati Uniti e la sua paura delle conseguenze delle sue
critiche radicali raggiunse tali altezze che insisteva a tenere gli incontri
col suo editore americano dal lato canadese del confine”. Finché non vennero declassificati
i documenti che lo riguardavano: “Il file Fbi di Greene conteneva una sola
voce: che si era accompagnato con la politicamente erratica ballerina Margot
Fonteyn, quando questa combatteva la causa persa del suo paralizzato e infedele
marito, Roberto Arias” (erano accusati di aver e introdotto armi in Panama, il paese
di Arias, dove risiedevano, per un golpe
– Panama era sotto controllo americano stretto, contro la sovversione in
America Latina).
Università
–
Walter Benjamin fallì l’abilitazione all’università di Francoforte nel 1924 col
saggio “Il dramma barocco tedesco” – che dopo la pubblicazione quattro ani dopo
da primario editore era già un classico della letteratura critica.
letterautore@antiit.eu
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