Cominciati
i processi alle plusvalenze nel calcio, sono scomparsi i procuratori dei
calciatori, già pilastri dell’informazione sportiva. Letteralmente, scomparsi.
Tutti domiciliati a Montecarlo o più in là. Dividevano le provvigioni sul
proficuo mercato dei trasferimenti in serie? Erano il veicolo “sportivo” per la
creazione di fondi neri – peculii esentasse?
Della
fitta rete di acquisti-cessioni di facciata era capo e maestro Lotito. Che però
è del tutto esente da sospetti o inchieste. Perché è lui che ha nominato Gravina,
il presidnete della Federazione Calcio, e Chiné, il procuratore?
Resta
inspiegato perché si fa un solo processo per le plusvalenze fittizie, a carico
della squadra degli Agnelli, quando la pratica era comune a tuti i club. Ma non
è un mistero: si sa che la giustizia è corrotta – è “politica”, si dice, ma è
corrotta. La giustizia in generale – in Italia naturalmente: non c’è
l’obbligatorietà dell’azione penale, è un simulacro. Le Procure sono centri di
potere sovversivo: possono fare quello che gli pare.
Naturalmente è per caso che la punizione venga annunciata poco prima che la squadra da punire scenda in campo, in un match decisivo per partecipare alle coppe europee la prossima stagione. Partecipazione da cui dipende la valutazione dei calciatori - che quindi studiano e si impegnano soprattutto a lasciare il club, a sistemarsi altrove (in gara nessuno correva).
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