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Puškin osceno
Tre
poemetti scurrili del “primo Russo”, il primo poeta, Puškin. Di sicura attribuzione,
a Puškin giovane.
Lo
pseudo-Puškin è un genere molto praticato, rilevava già negli anni 1920
Tynjanov – ancora nel 1989 ne veniva inventato un “Diario segreto”, frutto
malsano della perestrojka. Questi,
per strano che possa sembrare talmente sono spinti, sono di Puškin. Giovane
goliarda, ma già con letture a largo spettro, accerta il curatore, Cesare G. De
Michelis, della letteratura licenziosa francese del primo Settecento.
“L’ombra
di Barkov” è una serie di amplessi, “all’ombra”, come parodia, di un Barkov che
circolava sottomano a fine Settecento in Russia. “La Gabrieleide” è l’ennesima
parodia dell’Annunciazione, un po’ prolissa, interminabile, con personaggi e
intrighi da Toledoth Yesu ebraiche –
questo poemetto è stato sempre pubblicato, con attribuzione a Puškin, nella
Russia sovietica e dopo: la Vergine se la fa con gli angeli, Gabriele e il
Demonio. “Zar Nikita e le sue quaranta figlie” è una “fiaba”, la prima delle
fiabe per cui Puškin sarà poi famoso.
“Zar
Nikita” è però una fiaba piuttosto volgare, ala lettura in chiaro. Le zarevne, le quaranta figlie dello zar,
belle, flessuose e tutto, mancano di “passera”. Che una fattucchiera remota
procurerà. Ma il curatore spiega che la lettura canonica è a chiave: una composizione
satirica di riferimento massonico, sui nemici della massoneria di cui Puškin
era fresco eletto.
Non
manca nulla del genere. C’è anche una lotta, per i capelli, nel fango, tra i due
angeli, Gabriele e il Demonio, per le grazie della vergine. Ma una letteratura
desueta, dopo l’avvento del pornohub. Che si segnala per la traduzione
eccellente (a fronte dell’orginale), ritmata, eloquente, in linguaggio filato,
corrente, perfino un po’ coatto, opure paludato (il Diavolo-Serpente della “Gabrieleide”),
di un distinto accademico. E per il contrasto con la presentazione dottissima
dello stesso De Michelis, con rinvii alle teorie letter arie e semiologiche più
preziose (ardue). tenne. Divertenti comunque le oscenità, pensandole opera
libera di tanto poeta.
Aleksandr
S. Puškin, Operette licenziose,
Voland, pp. 135 € 12
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