venerdì 19 maggio 2023

Puškin osceno

Tre poemetti scurrili del “primo Russo”, il primo poeta, Puškin. Di sicura attribuzione, a Puškin giovane.
Lo pseudo-Puškin è un genere molto praticato, rilevava già negli anni 1920 Tynjanov – ancora nel 1989 ne veniva inventato un “Diario segreto”, frutto malsano della perestrojka. Questi, per strano che possa sembrare talmente sono spinti, sono di Puškin. Giovane goliarda, ma già con letture a largo spettro, accerta il curatore, Cesare G. De Michelis, della letteratura licenziosa francese del primo Settecento.
“L’ombra di Barkov” è una serie di amplessi, “all’ombra”, come parodia, di un Barkov che circolava sottomano a fine Settecento in Russia. “La Gabrieleide” è l’ennesima parodia dell’Annunciazione, un po’ prolissa, interminabile, con personaggi e intrighi da Toledoth Yesu ebraiche – questo poemetto è stato sempre pubblicato, con attribuzione a Puškin, nella Russia sovietica e dopo: la Vergine se la fa con gli angeli, Gabriele e il Demonio. “Zar Nikita e le sue quaranta figlie” è una “fiaba”, la prima delle fiabe per cui Puškin sarà poi famoso.
“Zar Nikita” è però una fiaba piuttosto volgare, ala lettura in chiaro. Le zarevne, le quaranta figlie dello zar, belle, flessuose e tutto, mancano di “passera”. Che una fattucchiera remota procurerà. Ma il curatore spiega che la lettura canonica è a chiave: una composizione satirica di riferimento massonico, sui nemici della massoneria di cui Puškin era fresco eletto.
Non manca nulla del genere. C’è anche una lotta, per i capelli, nel fango, tra i due angeli, Gabriele e il Demonio, per le grazie della vergine. Ma una letteratura desueta, dopo l’avvento del pornohub. Che si segnala per la traduzione eccellente (a fronte dell’orginale), ritmata, eloquente, in linguaggio filato, corrente, perfino un po’ coatto, opure paludato (il Diavolo-Serpente della “Gabrieleide”), di un distinto accademico. E per il contrasto con la presentazione dottissima dello stesso De Michelis, con rinvii alle teorie letter arie e semiologiche più preziose (ardue). tenne. Divertenti comunque le oscenità, pensandole opera libera di tanto poeta. 
Aleksandr S. Puškin,
Operette licenziose, Voland, pp. 135 € 12

 


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