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Putin apatico e distratto
Putin
combatte una strana guerra. Era un presidente accentratore, controllava perfino
le nomine intermedie a Gazprom o nelle gerarchie militari. Da quando ha voluto
la guerra, che non si può dire guerra in Russia perché Putin non l’ha portata
all’approvazione parlamentare, dell’Assemblea Federale, è diventato “un leader
assente, solitario, e spesso indeciso”.
Un
ritratto del presidente russo con fonti russe. “La decisione di invadere è
stata di Putin, il risultato dei suoi cupi risentimenti contro l’Occidente, di
fantasie complottistiche sull’Ucraina, e di una fiducia infondata nell’esercito”.
Pochi ne erano al corrente: “Pochi nella
élite russa, per non dire del pubblico, volevano una guerra e neppure pensavano
che stesse per scoppiare”. Putin l’ha voluta, chiamandola con un altro nome, ma
poi “ha offerto pochi segni o spiegazioni di come il conflitto sta andando, e a
che scopo”.
Putin
è molto lontano dalla “caricatura di Putin, dell’uomo forte che prende al balzo
ogni possibilità di conflitto con l’Occidente”. La polemica di Prigozhin, quali
che sino i termini esatti che usa e l’estensione delle sue minacce alla stessa Russia,
“ha comunque ripetutamente umiliato l’alta dirigenza militare e gettato un’ombra
sull’intero impegno bellico russo”. Senza che Putin reagisca, in nessun modo. Allo
stesso modo come non ha reagito agli attentati contro gli influencer suoi sostenitori, e ai droni spavaldamente fatti volare
di notte sul Cremlino.
Joshua
Yaffa, The Vanishing Acts of Vladimir
Putin, “The New Yorker”, free online
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