Berlusconeide – in memoriam 34
Il circolo Arci di Arcore annuncia per oggi il “Di-Party-To”,
una festa tra #metoo e dipartito. In effetti l’odio c’è. La Questura che non ha
voluto la camera ardente pubblica, e il funerale con pubblico controllato, non si
sarà inventato tutto.
“C’è sempre un cadavere ingombrante nella storia
d’Italia, da Mussolini a Craxi e, come abbiamo visto in questi giorni, anche
Berlinguer. Berlusconi era un sopravvissuto che la morte ci ha restituito vivo.
Ha spaccato l’Italia in due metà e le ha cambiate tutte”. Per essere capofila
dell’anti-belusconismo “la Repubblica” non poteva rendergli omaggio più elevato
– anche se lo confida a Francesco Merlo, fra le lettere.
“Ho sempre considerato suicida la scelta della
sinistra di attaccarlo sul fronte giudiziario anziché su quello politico”, può dire Cacciari di Berlusconi a
Malaguti sulla “Stampa”.Cioè, un partito può attaccare sul “fronte giudiziario”,
la giustizia è un fronte, con baionette, elmetto?
Si legge il giornale, qualsiasi giornale, assillati ogni
giorno dalle serie tv, decine,centinaia di serie, ognuna più “strepitosa” dell’altra.
Che tutte invece sono un teatrino dei poveri, sceneggiate poveramente, e peggio
recitate – “Forum” è già un monumento di drammatizzazione. Ma non c’è giornale
che, tra i tanti elogi postumi, non deprechi “Sua Emittenza” che “decretò la
distrazione di massa” - “Beautiful” e le sitcom. Giornali e giornalisti non
sanno quello che dicono?
La morte riporta a galla vecchi beneficati, Casini, Follini, Fini. Accomunati dalla terminazione, e dalla inutilità.
Che però costrinsero Berlusconi e i suoi governi all’inattività, tra verifiche
e rimpasti. La vecchia politica, di cui pure si lamenta la perdita. E continua
a fare legge, nel Pd per esempio.
Il direttore del “Foglio” Cerasa confida alla sua rubrica
delle lettere la spiegazione che il giudice Piero Tony, ex Procuratore della Repubblica a Prato, tempo
fa gli diede di come la Procura e la Procura Generale di Milano, e il Csm, lavoravano a
incriminare Berlusconi. La vicenda giudiziaria è ritenuta un soprammobile, e comunque giustificata dalle
intemperanze di Berlusconi, mentre è un capitolo nero e nerissimo della vita italiana. Perfino
incredibile, tanto è antidemocratico, anticostituzionale – la giustizia politica è la vera
morte della politica.
“I numeri sono da capogiro”, in effetti, di Sottile
sullo stesso giornale, sul “Foglio”: “Ha subito 36 procedimenti. Si sono occupati di lui almeno mille
magistrati”, in tutta Italia, “da Milano a Palermo, da Caltanissetta a Firenze, da Siena a Bari”. Fra
Tribunali, Corti d’Appello e Cassazione “si sono tenute oltre 2.700 udienze”. Con milioni di pagine di “fascicoli
e faldoni, perizie e verbali, testimonianze e rogatorie. E tonnellate di “registrazioni
delle requisitorie e delle arringhe difensive”.
“Non ci furono complotti” giudiziari,
assicura l’avvocato Coppi alla “Stampa”, che ne condivide l’opinione. Ma poi
aggiunge: “Non avevo tempo da perdere a pensare cosa ci poteva essere dietro alle
accuse, mi bastava il davanti”. Un uppercut?
No, deve venire: “Sull’unica condanna ci sarebbe da discutere”.
Sempre sul “Foglio” Taradash così sintetizza il
defunto: “Impedì la nascita di un regime rosso bruno”, dopo “il golpe di Mani Pulite”, e “ci evitò,
per quanto ne fu capace, che l’Italia finisse in mano dei Travaglio, Santoro, Scalfari, De Benedetti,
Ingroia e Di Matteo”. Per fortuna, è da convenire, la storia non si fa con i se.
Si distingue fra gli omaggi di rito Vito Mancuo, il teologo
laico. Che sulla “Stampa” scrive: “Di Berlusconi io non avrei scritto nulla, non avendo
molto di buono da riconoscergli”. Molto o anche poco? “Cave catholicis”, attenti ai credenti.
Anche Rosy Bindi, l’ultima politica di sacrestia a
fare danni (privatizzò la sanità), ce l’ha col morto: “Era un uomo divisivo”, dopo anni di silenzio si fa
viva per dire. Lei che oltre ai misfatti ha accumulato solo polemiche.
Si continua a dire che “vinse le elezioni del 1994, ma
le perse nel 1996, le rivinse nel 2001, ma le perse nel 2006 per poi rivincerle nel 2008”. No, perse
nel 1996 perché Bossi andò per conto suo, e perché Prodi con l’Ulivo azzeccò le candidature nei collegi
uninominali – la legge Mattarella prevedeva una quota proporzionale e una quota maggioritaria:
al proporzionale Berlusconi aveva avuto 15,7 milioni di voti, e Prodi 13,1. Nel 2006 prese
ancora un milione di voti in più, ma Prodi fu ancora una volta più abile nei collegi uninominali.
C’anche chi ci vede giusto, Polito sul “Corriere”: “Berlusconi
ha avuto tutto per cambiare l’Italia: consenso, successo, forza, soldi, potere; e non ce l’ha
fatta”.
Ma è il solo?
Manca Montanelli, in questo affollatissimo compianto.
Quando fu cacciato dal “Corriere della sera”, quando Berlusconi gli pagò il giornale, e quando
fece una guerra spietata a Berlusconi, e lo ripresero al “Corriere”. Da vero opportunista – l’arcitaliano
di Maccari e Malaparte è Montanelli, che c’entra Berlusconi, niente “trasformismi” con lui.
Travaglio ha schierato 25 tra redattori e vignettisti per
deridere il morto. Sotto un titolo che lo definisce tutto: “La Repubblica del banana”. “Bananas”
era la rubrica anti-Berlusconi per la quale l’anticomunista Travaglio è stato chiamato all’“Unità”
nel 2001. Che già allora, dunque, non era il giornale di Berlinguer? O basta l’odio?
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