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Caravaggio napoletanizzato
Un
Caravaggio truculento. Molto sangue, molta sporcizia, molto sesso, in tutte le posizioni,
anche con la Principessa Colonna a sessant’anni - povera Adjani, glielo avevano
detto (magari ci avrà provato gusto)? Una specie di pittore “maledetto”, molto
gridato, si direbbe napoletano, anche se era un lombardo. Fin dalla prima
scena, tra le battone dei vicoli di Napoli, antri di brutture e coltelli. Buttato
in mare alla fine in un sacco da una rupe a Porto Palo, dove però non ci sono
rupi. Dall’“Ombra”, un investigatore inflessibile – e traditore - cui Placido
dà il compito di “raccontare” Caravaggio inquisendolo. Su incarico del buon
papa Paolo V Borghese – protettore di fatto, col nipote cardinale, di
Caravaggio. A Roma negli anni del giocoso Filippo Neri. E non si capisce.
Le
donne sono tutte molto generose con Caravaggio, anche nel film, di favori
sessuali e per ogni altro capriccio: puttane, principesse, pittrici (Artemisia
Gentileschi). I pittori concorrenti pure, lo sono anche nel film: Baglione, Gentileschi.
I preti pure: Caravaggio ha lavorato, molto, su committenza quasi solo di preti, a
Roma, Napoli, Malta, in Sicilia. E su soggetti sacri, dopo le fioriere e i
bacchini di gioventù: non era un demonio, un posseduto. E lavorava più che fare
baldoria: ha lasciato un’ottantina di dipinti, quasi tutti grandi, in meno di
vent’anni di attività – morì che non aveva 38 anni. Era uno violento? No, si difese
in una rissa, fu condannato per modo di dire, mai perseguito.
Con
un cast di ottimi attori, oltre
Caravaggio-Scamarcio: Isabelle Huppert, Louis Garrel, lo stesso Placido,
Ramazzotti, Marchioni, Donadoni, Haber, Moni Ovadia, e “i figli”, Lorenzo Lavia
e Brenno Placido.
Di
bello c’è che si mostrano i quadri di Caravaggio. E questo al cinema è un
miraggio.
Michele
Placido, L’Ombra di Caravaggio, Sky Cinema
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