sabato 10 giugno 2023

Chiara bella e oscura

Il racconto dei sedici anni, dal 1211, in cui la futura santa Chiara diciottenne scappa di casa, si fa novizia (serva) in un convento di suore, naturalmente di clausura, sente dire di Francesco d’Assisi, organizza un movimento di coetanee e altre avventurose analogo a quello dei francescani, fino a quando non riesce a farsi approvare una regola dal papa, rivoluzionaria, di monache nel mondo e non in clausura. Un ritratto mediato dalla biografia di Chiara Frugoni, di cui la regista è stata allieva alla Normale di Pisa, e quindi su temi femministi: la violenza maschile, di padri, fratelli, papi, vescovi, qualche incomprensione c’è pure con Francesco. Ma addolcito da Margherita Mazzucco nel ruolo della protagonista, che così è la santa Chiara di tutti.
Pecato per l’uso dell’italiano burino, alla Jacopone, che fa perdere una buona metà del dialogo. Contribuisce alla realtà del tempo, così come i colori e le scenografie brunite invece che solari, di povertà, anche cupa, e di isolamento. Ma non è udibile.  Questo “italiano centro-meridionale” del Duecento non suona falso, ma è inaudibile – come anche nel “Dante” di Pupi Avati. L’uso dei dialetti s’è diffuso nei sonori, dopo l’impiego magistrale che ne ha fatto Copola nella serie del “Padrino” (nella serie originale, non doppiata), ma è manierato -  le cadenze romanesche, napoletane, siciliane, o toscane, o baresi o lucana delle ultime serie Rai lo sono. Se si vuole filologico, come le declinazioni campane di “Gomorra”, necessita dei sottotitoli.  
Susanna Nicchiarelli,
Chiara, Sky Cinema 

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