Contro l’inflazione meno mercato più Stato
Oltre
che sugli scambi commerciali e finanziari (sussidi, cioè dumping, contingenti, golden rule, etc. mancano solo i dazi), il mercato perde da un paio d’anni
terreno anche sul campo dei prezzi, da quando l’inflazione è tornata, dopo quasi
quarant’anni. Non si arriva ai prezzi controllati, ma molte misure sono state
prese per raffreddare i prezzi, specie sui beni intermedi, o in alternativa per
evitarne l’incidenza sul carovita. Con i price cap (in Europa ha pesato quello
sul gas, perorato dal liberista Mario Draghi), accordi commerciali preferenziali,
politiche fiscali riduttive. Mentre parallelamente si diffonde, in Europa come
in America, la critica alla politica monetaria restrittiva – in Italia a opera
addirittura della Banca d’Italia, molto apertamente critica. Che ha effetto
dissuasivo soprattutto sugli investimenti e la produzione, e quindi, indirettamente,
non indebolisce il carovita, non nella misura in cui secondo la teoria dovrebbe.
Viene all’improvviso di moda un’economista
che solo un anno fa era derisa – anche dal Nobel Krugman: “Veramente stupida” –
come la tedesco-americana Isabella Weber, rea di avere proposto “un serio confronto
sul controllo dei prezzi strategici”. Con la paura persistente del covid (variante
omicron) ma con la ripresa degli scambi e l’intasamento dei porti, una grossa
valanga si stava formando a monte che avrebbe portato iperinflazione, Weber
spiegava in un breve articolo di giornale la vigilia di Natale 2021. Mentre il
controllo dei prezzi era stato un elemento essenziale della capacità americana
di mobilitazione nella seconda guerra mondiale. Quando i mercati si sono
riaperti, tutti i nodi all’offerta (scarsità, trasporti) a fronte di una domanda
dalla fame arretrata, e con una guerra in corso in Europa, hanno rilanciato i prezzi
a livelli da conflitto mondiale. Senza controlli.
Krugman ha fatto ammenda, e così
altri critici. Biden ha esitato sul fronte del controllo dei prezzi (era
invocato per la benzina), ma ha liberalizzato le ricerche di petrolio e gas, anche
le più inquinanti, ha utilizzato la riserva strategica di idrocarburi, minaccia
di aprire indagini sui profitti “eccessivi”.
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