Cronache dell’altro mondo – di ricchi e poveri (234)
Troppi
ricchi, troppo ricchi, e troppi poveri, di povertà diffusa e intollerabile.
Peter Turchin, matematico russo-americano della complessità, figlio di
Valentin, un dissidente esiliato da Mosca nel 1977, fondatore della “ciclodinamica”,
lo studio matematico dei cicli storici e sociali, ha organizzato i suoi
studenti in gruppi di studio sulle cause dei crolli degli imperi, e delle
dissoluzioni dei popoli nei millenni. E ha trovato che due cause sono
ricorrenti: troppo potere per i pochi molte afflizioni per i molti.
Le
conclusioni dice fondate su “un database di centinaia di società, per 10 mila anni”.
Con l’esame di “dozzine di variabili, tra essi la popolazione, il benessere, le
forme di governo, e la frequenza con cui i governanti vengono rovesciati, e le
società si dissolvono. Con questo esito: “Il mix di eventi che portano alle
crisi varia, ma due motivi dell’instabilità ricorrono”. Il primo è l’immiserimento
del popolo. Il secondo, e più significativo, è “la overproduzione di élite”.
Per “overproduzione di élite” intendendo “quando una società produce troppi super-ricchi
e ultra-educati, e non abbastanza posizioni di élite per soddisfare le loro ambizioni”.
In
questa divaricazione sarebbe entrata l’America da cinquant’anni: “Malgrado al
crescita economica globale, la qualità della vita per la maggior parte degli
americani è declinata. I ricchi sono diventati più ricchi, mentre i redditi e le
retribuzioni della famiglia media americana hanno ristagnato”.
(P.
Turchin, America is headed Toward Collapse, “The Atlantic”, 2 giugno)
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