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La psicologa di corsa, bella e corretta
Gerini,
sempre in scena, oltre che alla macchina da presa, consulente psicologica
online, di una rete che vende i suoi servizi al minuto, e i pazienti chiama
clienti, s’intrattiene variamente con una “tipica” selezione di disadattati,
problematici, depressi cronici. Lo fa correndo in casa, sul tapis roulant del titolo, giacché la corsa, come deve ripetere a ognuno
dei clienti, i quali giustamente s’indispongono, le assicura il benessere fisico
e mentale, comprese le endorfine del piacere erotico, di cui ha bisogno. Anche
se la isola, guarda il mondo dala fienstra, parla ai video.
La
maratoneta finirà, semrpe correndo in casa, anche per “risolvere” in qualche
modo, insomma sopravanzare, un trauma adolescenziale, una violenza di quelle
irrecuperabili, che dannano un’esistenza. Una metafora è allora il tapis roulant della vita: Gerini corre,
da dove a dove?
Un’idea
geniale, per un film che poteva riuscire di culto. Con una sottile ironia, s’indovina
qua e là: la psicologa a minutaggio, di corsa, il pollice alto, il pollice verso e gli
asterischi, le gigionerie in video (pose, pause, tagli). Ma si salva solo, dopo
un’ora e mezza, per la misura della stessa Gerini. Per l’appiattimento in sceneggiatura,
forse per capitalizzare sul politicamente corretto: tutti casi cialtroneschi o
disperati, mai una caso da ridere, e magagne o delitti tutti maschili.
Claudia
Gerini, Tapirulàn, Sky Cinema
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