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Raffaello e i suoi modelli – e il Magnifico Chigi
Una
celebrazione ennesima di Raffaello, nella villa di Agostino Chigi che lo ricorda
in ogni angolo. Di due personalità accomunate nella vita e nella morte – sopravvenuta
a cinque giorni di distanza l’uno dall’altro, nell’aprile del 1520. Amore e
Psiche, le fatiche di Ercole, le “teste” andate disperse: “Le collezioni di
statue che arredavano la residenza di Agostino hanno offerto modelli e stimolo
all’invenzione delle storie dipinte dai suoi artisti, e in particolare per
Raffaello, la cui svolta classicista è già compiuta nel 1514”. Una celebrazione
anche, o soprattutto, del banchiere “Chisio”, che i curatori vogliono “l’altro
Magnifico”.
Di
Raffaello si ricostruiscono possibili, anzi probabili, influenze di modelli greci,
scultorei, emersi ai suoi anni oppure in mostra a Roma. La novità è il personaggio
Agostino Chigi, che la mostra per la
prima volta mette in luce. Giovane curioso a Roma, poi banchiere abile, propositivo
e non impositivo, che seppe meritarsi la fiducia di papi molti diversi, dal
Borgia Alessandro IV a Leone X Medici. Di cui finanziò le cerimonie di
incoronazione, e che lo volle sposato, dopo un convivenza lunga quattro figli –
sfumata la possibilità di nobilitarsi per matrimonio con Margherita Gonzaga (“La
Fornarina” degli Uffizi, a giudizio dei curatori, che la titolazione vogliono erronea),
che lo rifiutò. Senza rimetterci (anche se alla sua morte i creditori
disintegrarono il suo notevolissimo patrimonio) e anzi guadagnandosene i favori
- fino all’“adozione” da parte di Giulio II nella sua famiglia, per nobililarlo.
E i privilegi, il più importante (e ricco) il monopolio dell’allume che si
cominciava a produrre sui monti della Tolfa – il borgo di Allumiere lo ricorda.
Una
larga parte della mostra espone volumi fatti stampare da Chigi, o edizioni a lui
coeve, dei classici, Teocrito, Pindaro, Ovidio, Apuleio, fonti delle storie
dipinte nella grande loggia e nelle sale della villa. E parte della grande collezione
con cui “il Magnifico” ornava il suo gabinetto di lavoro, di gemme, camei,
medaglie.
Una
sede sempre eccezionale, per il luogo, tra l’Orto botanico e il fiume, le architetture,
i giardini, ma limitata alla fruizione, due o tre panche fuori della villa. Una
mostra curata, a rileggere tutto, che si vede come abborracciata - troppo buio
nelle sale, molto più di quanto necessario per proteggere le cinquecentine. Un
biglietto caro, e un brochure solo
online.
Raffaello e
l’Antico, nella villa di Agostino Chigi, Roma, Villa Farnesina
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