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giovedì 22 giugno 2023

Secondi pensieri- 517

zeulig


Animalismo –Si concentrano le ricerche scientifiche o parascientifiche sul lato animale dell’essere umano. Non nell’indirizzo di ricerca ch ha portato a Darwin e all’evoluzione, ma al contrario, per ridurre l’umanità il più possibile, se non soltanto, alla condizione animale. Ci operano i neuroscienziati e i biologi. Sulla traccia degli psicoanalisti, che vorrebbero liberar si della psicologia, ancorarsi a dati certi. Impegnati a trovare i luoghi dell’intelligenza e delle emozioni il più possibile condivisi dall’uomo con gli animali. Da ultimo Mark Solms, neuro psicoanalista, trova la radice degli affetti – “ciò che ci rende profondamente umani” – nel tronco encefalico, che l’essere umano condivide con rettili, uccelli, pesci.
È una ricerca, molto accreditata, che palesemente non può condurre a nulla. Solo indica la voglia di disumanizzare il mondo, di ridurlo allo stato animale, forse nemmeno, forse solo minerale – psicoanalizzare un animale, quando se ne sarà appreso il linguaggio, a occhio non sarà agevole, l’animale è naturalmente stubborn, poco condiscendente. . E a lume di logica nemmeno: anche i minerali avranno un’anima- sentiranno il tempo, non solo il suo trascorrere, anche il tempo atmosferico, le stagioni, avranno attrazioni, repulsioni. Forse non in un disegno, che non si vede, ma per épater le bourgeois, fare la differenza, singolarizzarsi, affermarsi. In un tempo della credulità totale. E a premio: credere “necesse estnaturalmente in un’epoca di miscredenza. È come un vagare nel vuoto, riempiendolo di agudezas, trovatine. Anche senza cattiveria, solo per occupare il tempo: è il momento ci cui l’umanità per la prima volta più non muore di fame, e non è tarlata dal bisogno. Ma non sa come passare il tempo – si autopromuove a scuola, e vaga “libera”, cioè a piacimento, senza più esami, sono censura.
Perché il problema non è che gli esseri umani siano animali. Non sarebbe una novità e non è questa la novità. Il problema è che si voglia ridurli a animali. Con distinzioni minime, ininfluenti.
 
Femminicidio – Connesso al maschilismo della storia occidentale, di 2.500-3 mila anni di storia, si può legare al nomadismo che l’ha preceduta. Di quando, nella sintesi di Bachofen, la femmina “serviva” solo per uso riproduttivo, del maschio naturalmente, e di femmine quanto bastava per la riproduzione. È la connessione più ovvia. Ma non in natura, dove invece si può ipotizzare come una rivalsa. Di un’inferiorità biologica. E di una lunga storia, anche “naturale”, che invece è fatta di ominicidi, di uccisione del maschio a opera della femmina, una volta assolta la funzione riproduttiva. Da Primo Levi, “Ranocchi, etc.”: Si può pensare al femminicidio indotto, dalla protervia femminile? “È noto come molti ragni femmina divorino il maschio, immediatamente dopo o addirittura durante l’atto sessuale; così del resto fanno anche le mantidi, e le api massacrano con meticolosa ferocia tutti i fuchi dell’alveare”, dopo che uno di loro ha impalmato la regina – “l’uxoricidio, tra i ragni, è pressoché normale”, tutte le strategie del ragno maschio sono indirizzate a salvarsene. Primo Levi non lo dice, all’epoca i sessi non erano divisi, ma è come se il femminicidio cristallizzasse una frustrazione di lungo periodo, da selezione naturale. Anche le “superlucciole”, aggiunge dopo un ripensamento, hanno lo stesso vizio: imitano la luce delle femmine di lucciola propriamente detta, per attirare i maschi e divorarli appena si posano vicino.
Prima di quello giuridico, la cancellazione dell’uomo era dunque un fatto naturale. Ora si dice che l’uomo è cattivo e uccide le donne. Come se cristallizzasse una frustrazione lunga millenni, da selezione naturale.
 
Infinito – È un concetto e un fatto. È l’esplosione di una stella avvenuta centosettantaquattro milioni di ani fa e visibile dalla Terra un giorni di febbraio del 1987, a una certa ora della notte, nota e calcolata al minuto. La Supernova 1987, avvenuta nella Grande Nube di Magellano a 160.000 anni luce di distanza da noi, è stata individuata per la prima volta il 23 febbraio 1987, quando la sua luce è esplosa nel cielo notturno con la potenza di un centinaio di milioni di soli, per poi continuare a brillare per vari mesi. Non è l’unica, è stata l’esplosione stellare più vicina, e visibile a occhio nudo,  dopo la Supernova osservata da Keplero nel 1604.
La morte, il suo opposto, è anch’essa una presenza di questo tipo, l’idea che si sarebbe potuto non averne conoscenza.
 
Lusso – Ritorna senza limiti, in forma detta selvaggia, dei “crazy rich”, nelle capitali dell’esibizione del dispendio, Londra, New York, Parigi. La sociologa Caroline Knowles ne redige un esteso campionario in “Serious Money”.  “Londra ha generato un ecosistema unico per generare e consumare ricchezza”, nota, con un elenco di precondizioni che di farro si applicano, in forme forse solo meno vistose o numerose, ovunque, in Australia come in India, a Mosca, e nella stessa Cina comunista: “strumenti finanziari sofisticati”, con “tutti i servizi per eludere le tasse, delocalizzare e nascondere la ricchezza”, bei quartieri, riservati, belle case, buone scuole esclusive”. E molti maggiordomi, che sono una necessità (“secondo la Work Foundation in città ci sono due milioni di persone impiegate nei servizi domestici”, in un città di nove milioni di residenti). Il maggiordomo è necessario come le guardie del corpo, non necessariamente per ragioni di sicurezza ma per proteggere la privacy, la solitudine. I segni ostensivi in uso sono di tutto riguardo: “C’è chi compra casada 45 stanze  per 200 milioni di sterline (è successo a Knightsbridge), chi chiede che in hotel la moquette venga sostituita da un vero prato per le esigenze del cane”, chi non beve il tè se no in porcellane di Meissen. Tutti devono avere “un superyacht, uno status symbol dove il lusso non è negoziabile: scalinate di onice, bagni en suite, spa”, con “uno staff di decine di persone e continua manutenzione”.
I quarant’anni di thatcherismo-reaganismo, dell’ideologia dell’individualismo e del libero mercato quale maggiore veicolo di ricchezza per tutti, hanno riportato in auge la teoria del lusso, o del consumo ostensivo, come origine o matrice del capitalismo. L’origine del capitalismo nel lusso, nel dispendio, ha avuto molti e noti sostenitori: Sombart, Fourier, Colbert, Mandeville, gli stessi moralisti Rousseau, Montesquieu, Adam Smith, in parte anche Marx – fino a Rathenau, il liberale imprenditore tedesco ministro degli Esteri che i terroristi di destra assassinarono nel 1922, che in un paese nel quale non ci sono più ricchi ci sarà solo gente povera, molto povera, diceva. Senza razionalità, e agli antipodi di ogni pretesa virtuosa che il capitale si ricama addosso, d’industriosità, applicazione, efficienza, eguaglianza, merito, uso ottimo delle risorse scarse. Nel calendario di Kant l’età del lusso precede la morale - la cultura del lusso, talenti, abilità, gusto, che crea bisogni non tutti appagabili. Per l’antropologia la nozione di dépense caratterizza la mentalità primitiva e non economica.
Per la funzione economica, accumulatrice e non dispersiva, del lusso bisogna partire da Madame de Genlis, analista acuta: “Il lusso era grande perché era frivolo quello che meno poteva esserlo, e, non avendo nulla di falso, le fortune mediocri non potevano imitarlo”. Il lusso ha senso economico per l’effetto ostensivo, cioè se i mediocri lo copiano. I ricchi a Firenze nel Rinascimento portavano i cappelli che ora portano i pastori in Afghanistan.
Madame de Genlis se ne fece un mestiere: amante del duca d’Orléans, fu della fazione rivoluzionaria a corte, contro l’imborghesimento introdotto da Maria Antonietta, ma poi al duca tagliarono la testa, e lei si riciclerà insegnando l’etichetta alle sorelle di Napoleone.

zeulig@antiit.eu

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