Viene prima Palazzeschi o prima Gadda
Palazzeschi, inurbato a Roma a 65 anni,
come un qualsiasi fuorisede, riprende a scrivere d’impeto, e tra le tante
narrazioni lunghe raccoglie nel 1967 (a 82 anni, donde il burlesco titolo)
queste divagazioni. Elzeviri di giornale, sul virtuosismo del ragazzo del bar
per scale, ascensori, uffici e perfino abitazioni col vassoietto in mano, sulla
bellezza, sul duro mestiere del commerciante onesto (con l’acculattata del
fallito nella Loggia del Porcellino a Firenze), lo spogliarello, vocabolo
grazioso, di provincialismo autentico (il primo lo fece un uomo, san
Francesco: si spogliava sempre), la “borsetta” delle donne, le serenate, genere
veneziano, non napoletano, le città del silenzio, assordante, il bebé
ingrugnito e avido, i teddy boys. Prose sul niente.
Scrivere di niente e farsi leggere come
arte, e non maleficio. Un curioso dilemma presentando, queste brevi prose
presentano senza volerlo: viene prima Palazzeschi o prima Gadda – che di
Palazzeschi, coetaneo, aveva saputo a Firenze, autore già affermato, che non
frequentava le Giubbe Rosse, il caffè del “decennio fiorentino”, perché non ne
aveva bisogno? In quanto prose umorali, non architettate, rimasticate,
affinate, prose come modi di dire, e di essere. Come sguardo da spettatore
teatrale, sotto e distante dal palco che pure crea, un po’ buffonesco,
coinvolto ma non interessato, e portato al lato bizzarro, esagerato, e
incolpevole, anche nella tragedia. Ridondante – aulico, finto - ma non
faticoso, e anzi gradevole, oltre che, seppure convolutamente, chiaro. Una
sorta di miracolo: una prosa che “dice” pur non dicendo nulla.
Stampato dall’editore Vallecchi come omaggio in duemila copie numerate. Con un
profilo di Primo Conti. Trovabile solo online – Palazzeschi non è più in
edizione, giusto nel voluminoso Meridiano (riprodotto in Bur).
Aldo Palazzeschi, Ieri, oggi e… non domani, Vallecchi, in rete, pp. 75 pp.vv.
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