Non c’è stata a Roma una conferenza sull’immigrazione
C’è posto per tutto, sulle prime pagine
oggi del “Corriere della sera”, della “Repubblica” e della “Stampa”, ma non per
la conferenza a Roma sull’immigrazione. Odio
contro il governo, che l’ha organizzata? L’odio vorrebbe che se ne desse conto,
criticandola. Input francese via fratellanze? È possibile, ma chi lo sa. Supponenza?
Nella storia del giornalismo si racconta di un dirigente del “Corriere della
sera”, Mottola, segretario di redazione anni Cinquanta-Sessanta, che chiedendosi
il giornale come trattare il Fenomeno Bongiorno (“Lascia o raddoppia”),
stabilì: “Se non ne parliamo noi, non esiste”. Quindi anche questo è possibile.
Più probabile, però, è l’incapacità di vedere la realtà dell’immigrazione, a
parte le solite giaculatorie papali. Se e come ce n’è bisogno. Chi e come la organizza
– la sfrutta. Come andrebbe organizzata – che sarebbe anche facile: gli Stati
Uniti, l’Australia e il Canada l’hanno organizzata e regolata per un secolo
abbondante, per flussi anche enormi.
Più probabile è l’incultura. Dei
giornali, dei grandi giornali, come un deserto. Nessuno conosce l’Africa.
Nessuno conosce il Maghreb, e nemmeno la Libia, che pure sono a un’ora di aereo.
Mai un’inchiesta su come e dove nasce l’immigrazione, in Nigeria, nel Niger – hanno
indagato i giornali americani, sul business del “viaggio a Roma”, gli italiani
non ci pensano neppure. Tutti a riempirsi la bocca di deficit demografico,
necessità di manodopera, donne incinte, poppanti abbandonati, minori non accompagnati,
mai nessuno che si andato a vedere come e perché. Più probabile è l’ignoranza.
Non c’è solo l’immigrazione. Per una
qualche esperienza, l’opinione pubblica italiana è la meno e la peggio informata,
rispetto a Spagna, Germania, Inghilterra, Francia – bastano pochi giorni di
vacanza per notare la differenza. È anche il Paese dove i giornali hanno perso
più copie, e continuano a perderle.
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