lunedì 17 luglio 2023

Che lingua parla Meloni

È curioso che la presidente del consiglio parli inglese e spagnolo senza accento, da anglo-americana e da castigliana, e il francese con errori minimi ma sempre di buona pronuncia, il che da solo le ha dato spessore in pochi mesi nella scena internazionale, e quando parla agli italiani accentui le nasalità della Garbatella, che la diminuiscono.
Sarà uan strategia comunicativa – avrà anche Meloni una sua politica dell’immagine, come Elly Schlein con i colori grigio topo?  È possibile che non riesca a parlare italiano senza le nasalità? Che suonano male anche a Roma.
Si dice romanesco, infatti, ma il romanesco ha molte declinazioni. Caterina Guzzanti, che ora Pilar Fogliati riprende, ne aveva rubricate una ventina, e a sentirle, alla radio, in effetti erano diverse - da qui lo spasso.
A Roma ci sono almeno quattro dialetti: a Trastevere e San Lorenzo, al Flaminio-Parioli, a San Basilio-Tiburtino Terzo, e a Testaccio-Garbatella. Più uno bastardo nelle aree a forte concentrazione d’immigrati abruzzesi o calabresi. Il romanesco è diverso, è di un umorismo garbato. Un non romano può rendersene conto con gli scrittori che hanno adoperato il romanesco, Gadda e Pasolini. Quello di borgata di Pasolini, fricchettone, accentuato, bozzettistico, è già inespressivo, da tempo. Regge il romanesco di Gadda, che è quello mediato dalla tv, del Flaminio-Parioli adattato a San Giovanni (Merulana), tra professionisti, compresi gli impiegati di concetto e le loro mogli.
Quello nasale di Testaccio-Garbatella (era quello del Mattatoio, che però è da mo’ che non ci sta più) sarà pure simpatico a qualcuno, ma è poco affidabile, quasi una mascherata. Volendo “andare verso il popolo” (era un racconto di Moravia, finiva male) tanto meglio il trasteverino, è anche quello dei poeti.  

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