mercoledì 19 luglio 2023

Diavoli, o angeli

Il racconto di un sogno. Di una visita o smarrimento nella cattedrale di Autun, “la nostra cattedrale”. O più facilmente la lettura in sogno di un “testo-guida” alla cattedrale e al suo celeberrimo portate, “la ricca opera dell’abate Denis Grivot, Maestro di Cappella della Cattedrale di Autun” - da cui i  riferimenti alla “nostra cattedrale”. Di una poetessa, narratrice e critica letteraria italiana attiva in Francia, collaboratrice di “Critique”, la rivista di Bataille poi diretta da Jean Piel, dei “Temps Modernes” di Sartre e De Beauvoir, e infine di Deleuze e Guattari, della loro rivista “Chimères” (“rivista delle schizoanalisi”). Un racconto scrtto in italiano, unico libro mai pubblicato dalla scrittrice – a opera di Jacqueline Risset, la poetessa traduttrice della “Divina  Commedia” in francese, francesista allora, vent’anni fa, influente alla Sapienza.
Una forma di scrittura in automatico, quale si è tentata in Francia per mezzo secolo, dai surrealisti a Sollers e Guattari. Per associazioni di immagini. Per immagini insorgenti, accostate anche se non correlate - non necessariamente in sogno: accostate anche a occhi aperti, in forma di sogno. Di cui è paradigma, fra le tante immagini-storie insorgenti, la morte casuale di Caino, personaggio pure tanto conseguente, dopo essere stato dimenticato dalla Bibbia. Caino muore vecchissimo “di centinaia e centinaia di anni”, quando un giovane Tubalcaino, figlio di “uno dei suoi innumerevoli discendenti di nome Lameche”, che, “vecchio e cieco continuava ad andare a caccia”, indirizza l’arco del padre verso qualcosa che si muove tra le foglie fitte, e la freccia trapassa il collo di Caino.
La visione-racconto di un sacro molto profano. Nell’“opera-guida” e nel portale  di Gislebertus – 29 blocchi di pietra calcarea, scolpiti indipendentemente, prima di essere giustapposti. Forse i diavoli sono il male, come vuole l’“opera-guida”. O forse no, come dicono le fiabe, quelle di Esopo, tradotte da Fedro, “due schiavi”, che Agostino vorrà materia cristiana. O forse è un “intatto, disperato, fatale  dismemorarsi davanti ai prati in fiore e agli ori del Paradiso del Beato  Angelico”, nel pur “gelido convento di San Marco a Firenze”. Un altro mondo, anch’esso cristiano.
Antonella Santacroce, Diavoli e dannati, Sellerio, pp.77 €

Nessun commento:

Posta un commento