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L’emigrazione è un’avventura – dei forti
È
il terzo volume della serie che che Hervé “Baru” Barulea, figlio di immigrati,
maestro riconosciuto del fumetto di scuola franco-belga, dedica agli immigrati
italiani in Francia. Una storia “eterna” in Francia da un secolo a questa parte,
e sempre violenta, oggi con gli africani come un secolo fa con gli italiani.
Un
fumetto “storico”, che Baru ha costruito su una documentazione solida, di
eventi e personaggi. In chiave naturalmente di protesta e di riscatto – la
serie, di tre volumi, nell’originale reca il titolo “Bella ciao”.
I
personaggi sono “veri”. In situazioni “vere” – la siderurgia e le miniere belgo-lorenesi.
Con il loro carico di oppressione e di morte, e di un prolungato isolamento. Nel caso dei suoi
nonni, attesta Baru, fu un’insistita richiesta di tornare alle origini nelle Marche,
per esservi sepolti. Desiderio che non fu possibile esaudire, neanche questo.
Una
storia però non rivendicazionista o asfittica: ci sono le tragedie e c’è la
nostalgia, ma c’è anche l’orgoglio dell’integrazione, della patria acquisita,
in guerra e oltre. E ci sono ricette, banchetti, feste, canzoni, familiari e di
ogni occasione, tra parenti vicini e lontani. Baru, del esto, per quanto legato
ai noni paterni e all’Italia, non sa l’italiano:
il padre, figlio di emigrati dalle Marche, aveva sposato una bretone, e la
saldatura si è presto fatta.
Il
curioso, nota Baru in un’intervista che accompagna la pubblicazione, è che “il prezzo pagato dagli immigrati
italiani per mimetizzarsi nella società francese è la negazione della violenza che è stata
loro inflitta”. Nell’immigrazione, come negli altri paradigmi della storia dei popoli, tante ferite si
producono, che poi si ricuciono – e l’emigrazione è un ferita dei forti
(determinati, caparbi, avventurosi).
Baru,
A caro prezzo, Oblomov, p. 136, ll.
€ 22
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