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È sempre duello Germania-Italia alla Bce
Con
l’accesso alla presidenza della Bundesbank di Joachim Nagel, un superortodosso
monetario, “il team che scrive i suoi discorsi non si ferma mai”: non passa
giorno che non faccia un appello all’ortodossia monetaria, alla lotta all’inflazione.
E apparentemente la Banca centrale europea è sulla sua linea: ha già portato in
pochi mesi i tassi basse da zero al 3,75 per cento, e quasi certamente salirà
al 4.
Insieme
con Nagel è diventata monetarista stretta anche l’altra delegata tedesca al
consiglio Bce, Isabel Schnabel. Che in una prima fase aveva aiutato a digerire
anche in Germania la profonda evoluzione impressa ala Bce dalla doppia presidenza
Draghi, 2012-2019. Attenta sempre alle finanze dei paesi membri dell’euro, ma
in un’ottica espansiva e non restrittiva o punitiva – fino aik gtassi di
riferimento negativi. Un duo di “falchi” che nel consigllo Bce si fa forte al
solito del sostegno dei delegati olandese, austriaco, finlandese e dei paesi
baltici. Ma, malgrado tutto, la Bce continua a essere ancora quella di Draghi.
Alla stretta anti-inflazione con l’aumento dei tassi era quasi obbligata. Ma la
presidente Lagarde mantiene il caro-denaro per quanto possibile sempre in un’ottica
produttivistica e non monetarista.
“La
Bce è sempre stata una sorta di braccio di ferro tra tedeschi e italiani”, “Le Monde”
si fa spiegare da Nicolas Goetzman, il responsabile stdi del gestore patrimoniale
Financière de la Cité: “Ortodossia da una parte, sostengo all’economia dall’altra
- e una sorta di neutralità francese nel mezzo”.
Eric
Albert, Les faucons ont repris le
pouvoir à la Banque centrale européenne,
“Le Monde”, 24 luglio, free online
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