Eco minimo
Riproposto con una copertina
lieve, si rilegge come una cappa: ancora dieci anni fa divertiva, ora non più.
Perso lo smalto, il brio, e più nei “pezzi” famosi, la fenomenologia di Mike
Bongiorno (“il valore della mediocrità”), l’elogio di Franti, il cattivo del
libro “Cuore”.
Sono parodie, avvertiva Eco
all’edizione 1975 (e avverte oggi), ma grevi. Non sono pastiches – “pasticciare” è tutt’altro genere (vi eccelleva Proust,
“i pezzi alla maniera di”). E non sono satire. Potrebbe esserla la rilettura dei
“Promessi sposi” come fossero l’“Ulisse”, la giornata particolare di Joyce, ma
Manzoni non si dileggia, e alla fine non si ride. Sembra anche strano che si
ridesse dell’“uomo-massa”, della “cultura di massa” (“Industria e repressione
sessuale in una società padana”). Sono critiche, un po’ spiritose, ma non più
tanto.
La scelta che “creò” Eco, della
rubrica mordace che teneva sul “Verri”, la rivista dell’innovazione letteraria,
insieme con “Opera aperta” (e dopo “Filosofi in libertà”, l’esordio
goliardico). dissacratore, acuto, divertente, ora è muta. I punti di vista, gli
approcci, le inversioni, le gag sono sempre di grande inventiva: i Borboni
patriottici e Mazzini austriacante, il lavorio del papa (Paolo VI?) per la
riabilitazione di Satana, la Chiesa (in Italia) laica e mondana mentre
l’Industria è ascetica…. “Diario minimo” era ben una rubrica satirica. Ma non
si prestano a “trattazioni”, a spiegazioni. Nelle quali invece Eco si perde, da
candidato semiologo – da filologo fa la parodia della filologia.
Resiste
il goliardico “Do your movie yourself”, fatevi il vostro film, con i quadri in
serie suggeriti a registi vari, Antonioni, Olmi, Visconti, Godùard, etc., sempre
in carattere con la cifra del maestro. E qualche pezzo serio. “Dove andremo a
finire?” soprattutto, scritto nel 1963 per la seconda edizione della raccolta.
che accendeva la luce sull’opacità dell’informazione, dell’opinione pubblica.
Già sessant’anni fa, dunque, ben prima dei social da macello – ma dell’opinione
pubblica Eco è stato sempre lettore acuto e fine, da bravo semiologo, da ultimo
nell’ultimo romanzo ,“Numero Zero”.
Umberto Eco, Diario minimo, La Nave
di Teseo, pp. 192 € 14
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