Il mondo com’era nel 2222
Sei
scritti satirici, più che umoristici, cattivi più che spassosi, del patriota
scrittore adulto, di 29 anni, a Milano, dopo l’armistizio “a tradimento” di
Villafranca, e il temuto recesso della “rivoluzione italiana”, dell’unità. Di
cui due, “Una scrittura di maschere pel Carnovalone” e “Un veglione a Roma”,
contro gli ambienti clericali, milanesi (“Carnovalone”) e papalini (“Un
veglione”, intitolato anche “Diario di un pazzo”). Firmati “Arsenico” – la “Storia
filosofica” Ferdinando de’ Nicolosi, filosofo-chimico.
La
storia a venire, della filosofia, è datata 2222, a oltre tre secoli e mezzo dal
concepimento, cioè, data scelta in quanto palindroma - e per una
“personalissima cabala nieviana” (di cui però il curatore dà lettura esoterica,
alla n. 33, p. 33: “La cifra nasce dalla composizione del prediletto 11 con il
2, il cui rifiuto costituì ripetutamente per Nievo elemento di riflessione e di
elaborazione narrativa”). Ma è una storia curiosamente profetica per molti
aspetti: Nievo aveva intuito o insight per
le cose politiche - il curatore ricorda che già a 19 anni scriveva di sé a
Attilio Magri, il 27 agosto 1850: “Sono un maledettissimo profeta”. Arriva a
immaginare fino alla sostituzione dell’impero cinese, allora infrollito,
all’impero britannico – la pax era
allora britannica. In qualche modo
c’è anche Hitler: “Eserciti di proletari tedeschi briachi di birra, di vino e
di fanatismo scesero dalle Alpi e dal Freno”. Il Quinto e ultimo libro, è sul “periodo
dell’apatia”, 2180-2222.
Più
concretamente, c’è già stato “l’accentramento prussiano in Alemagna”, “il traforo
dell’istmo di Suez e la colonizzazione francese in Egitto” (poi l’Inghilterra
fece le scarpe alla Francia), “lo scadimento dell’Austria…d’influenza affatto
secondaria”. L’Inghilterra, comunque “scaduta dal suo antico splendore per la
definitiva liberazione delle Indie, pel commercio dell’Oriente aperto a tutti i popoli traverso al canale di
Suez, e per le grandi miniere di ferro scoperte e scavate dai Russi nel centro
dell’Asia,”, si rifaceva sul papa, togliendogli l’Italia – “ e depositò il
Santo Padre con quattordici cardinali sulle spiagge della Crimea”, d’accordo
con lo zar di Mosca, la “terza Roma”. La
rivoluzione russa è del 1950, e dà “origine nell’Europa orientale alla
ricostituzione dell’impero bizantino”. Fino alla “guerra fredda”. E
all’“invenzine degli omuncoli, detti
anche uomini di seconda mano, esseri
ausiliari”.
Emilio
Russo, l’italianista che ha “scoperto” (curato) il Leopardi di “Ridere del
mondo”, presenta la scelta con una perspicace introduzione, soprattutto al punto
in cui Nievo sa e ha molto di Leopardi, degli “Opuscoli” e dello “Zibaldone”.
Corredando i testi di ampie note, di contestualizzazione e bibliografiche. Una
scelta che prende non tanto per i testi, umoristici ma un po’ passati, quanto
per l’inquadramento, di Nievo, delle sue radici e dei legami letterari, del
contesto 1859-1860 – della “fine” del processo unitario dopo Villafranca e
prima dei Mille.
Nievo,
scoperto in America con le “Confessioni”, attende di essere riscoperto in
Italia, ristretto e riedizioni episodiche, da amatori per amatori, uno che
tanto scrisse e tanto progettò, di interesse non deciduo, in appena una decina
d’anni di scritture. Nel mezzo di un’attivtà inesauribile di polemista e di
guerrigliero.
Ippolito
Nievo, Storia filosofica dei secoli
futuri (e altri scritti umoristici del 1860), Salerno, pp. 133 € 8
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