venerdì 28 luglio 2023

Il mondo com’era nel 2222

Sei scritti satirici, più che umoristici, cattivi più che spassosi, del patriota scrittore adulto, di 29 anni, a Milano, dopo l’armistizio “a tradimento” di Villafranca, e il temuto recesso della “rivoluzione italiana”, dell’unità. Di cui due, “Una scrittura di maschere pel Carnovalone” e “Un veglione a Roma”, contro gli ambienti clericali, milanesi (“Carnovalone”) e papalini (“Un veglione”, intitolato anche “Diario di un pazzo”). Firmati “Arsenico” – la “Storia filosofica” Ferdinando de’ Nicolosi, filosofo-chimico. 
La storia a venire, della filosofia, è datata 2222, a oltre tre secoli e mezzo dal concepimento, cioè, data scelta in quanto palindroma - e per una “personalissima cabala nieviana” (di cui però il curatore dà lettura esoterica, alla n. 33, p. 33: “La cifra nasce dalla composizione del prediletto 11 con il 2, il cui rifiuto costituì ripetutamente per Nievo elemento di riflessione e di elaborazione narrativa”). Ma è una storia curiosamente profetica per molti aspetti: Nievo aveva intuito o insight per le cose politiche - il curatore ricorda che già a 19 anni scriveva di sé a Attilio Magri, il 27 agosto 1850: “Sono un maledettissimo profeta”. Arriva a immaginare fino alla sostituzione dell’impero cinese, allora infrollito, all’impero britannico – la pax era allora britannica. In qualche modo c’è anche Hitler: “Eserciti di proletari tedeschi briachi di birra, di vino e di fanatismo scesero dalle Alpi e dal Freno”. Il Quinto e ultimo libro, è sul “periodo dell’apatia”, 2180-2222.
Più concretamente, c’è già stato “l’accentramento prussiano in Alemagna”, “il traforo dell’istmo di Suez e la colonizzazione francese in Egitto” (poi l’Inghilterra fece le scarpe alla Francia), “lo scadimento dell’Austria…d’influenza affatto secondaria”. L’Inghilterra, comunque “scaduta dal suo antico splendore per la definitiva liberazione delle Indie, pel commercio dell’Oriente  aperto a tutti i popoli traverso al canale di Suez, e per le grandi miniere di ferro scoperte e scavate dai Russi nel centro dell’Asia,”, si rifaceva sul papa, togliendogli l’Italia – “ e depositò il Santo Padre con quattordici cardinali sulle spiagge della Crimea”, d’accordo con lo zar di Mosca, la “terza Roma”.  La rivoluzione russa è del 1950, e dà “origine nell’Europa orientale alla ricostituzione dell’impero bizantino”. Fino alla “guerra fredda”. E all’“invenzine degli omuncoli, detti anche uomini di seconda mano,  esseri ausiliari”.
Emilio Russo, l’italianista che ha “scoperto” (curato) il Leopardi di “Ridere del mondo”, presenta la scelta con una perspicace introduzione, soprattutto al punto in cui Nievo sa e ha molto di Leopardi, degli “Opuscoli” e dello “Zibaldone”. Corredando i testi di ampie note, di contestualizzazione e bibliografiche. Una scelta che prende non tanto per i testi, umoristici ma un po’ passati, quanto per l’inquadramento, di Nievo, delle sue radici e dei legami letterari, del contesto 1859-1860 – della “fine” del processo unitario dopo Villafranca e prima dei Mille.
Nievo, scoperto in America con le “Confessioni”, attende di essere riscoperto in Italia, ristretto e riedizioni episodiche, da amatori per amatori, uno che tanto scrisse e tanto progettò, di interesse non deciduo, in appena una decina d’anni di scritture. Nel mezzo di un’attivtà inesauribile di polemista e di guerrigliero.  
Ippolito Nievo, Storia filosofica dei secoli futuri (e altri scritti umoristici del 1860), Salerno, pp. 133 € 8 

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