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La destra gattopardesca
Si può dire della destra italiana,
al governo ormai da quasi trent’anni, oggi addirittura senza rivali, che è
quella del “Gattopardo”, più che della “sindrome Fini”. Del “Gattopardo” a
parti rovesciate. Che invitata dal principe Salina, un inetto che si finge
saggio, tutto rosari, buffi e gelati squagliati, si presenta col berretto in
mano. E anzi se ne sposa l’erede, bellimbusto senz’arte, per locupletarlo,
chiedendo scusa e quasi perdono. Una destra che, pur portata con insistenza
dall’elettorato, si batte sempre il petto, “non sum dignus”.
La legittimazione non finisce mai,
come nel “Gattopardo”. Di fronte ai Salina di oggi, giornali che recitano il
rosario e quindi nessuno più legge.
Il timore reverenziale per i
giornali si direbbe buona cosa. Per l’opinione,
diciamo, bisogna rispettare le opinioni. Come lo era il rispetto per il principe, vecchio, mille anni o quanti erano
di storia. Ma sapendo che che è solo un fatto di garbo, di buona creanza. Invece
è un complesso d’inferiorità. Che non è una buona cosa, neanche per la sinistra.
Una destra evidentemente
operosa, se viene sempre votata. Ma, poi, sempre complessata. E per quanto convitata
con le dovute forme al potere, sempre fuori posto. Sempre a dire scemenze – invece
di limitarsi a non mangiare il gelato squagliato, se proprio non può fare a meno
di andare al “palazzo”, a dire il rosario
eccetera. La legittimazione nn finisce mai, ma per colpa di chi?
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