Letture - 527
letterautore
Artista
–
Un fils de joie, come ci sono le filles de joie: Stevenson propone di
chiamarlo (considerarlo) alla francese, fils
de joie. Allo stesso modo come le filles
de joie (“Letter to a yong
Gentleman”): “I Francesi tengono una romantica evasione per un’occupazione,
e chiamano le sue praticanti filles de
joie. L’artista è uno della stessa famiglia, dei fils de joie: ha scelto al sua attività per
compiacere se stesso, si guadagna la vita facendo piacere e agli altri, e ha abbandonato
qualcosa della più austera dignità dell’uomo” (v. p.20)
Carlo
Magno -
“Carlo Magno fece la guerra trent’anni ai poveri Sassoni per un tributo di 500
vacche” – Vltaire “Nos crimes et nos sottises”, primo cap. di “Dieu et les
hommes” (ora in Id., “De l’horrible danger de la lecture”).
Celebrazioni
–
Quelle mortuarie hanno sostituito nel giornalismo ogni altra occasione di fare
letteratura e arte. Ci vogliono decennali, ventennali, trentennali (Troisi),
per fare un discorso critico su un artista o su un’opera. Celebrazioni sempre
funerarie. Anche in cronaca, le uniche emozioni sono per le morti di
“personaggi”: Camilleri, Scalfari, Berlusconi, anche Purgatori. Con storie sempre
positive. Alla scadenza, ma anche prima o anche dopo. I settant’anni di Nanni
Mofetti partono con un mese d’anticipo – non è la stessa cosa, Moretti è ben in
attività, ma lo è, voglia di “celebrare”.
Droghe
–
“In epoche atee aumenta il consumo di droghe. Si sfiora l’albero della vita”,
E. Jünger, “La forbice”, 30.
Fake
news –
“La falsificazione della realtà, la creazione di finte notizie, è sempre stata
una specialità dell’estrema destra americana”. Emanuele Trevi, nella prefazione
a Don Delillo, “Libra” (edizione “Corriere della sera”), il romanzo di sinistra
del complotto della Cia per uccidere Kennedy – come ancora oggi sostiene Robert
F. Kennedy, candidato presidenziale democratico.
Fahrenheit
451 –
Gli autodafé di libri sono un topos ricorrente dell’immaginazione del futuro, specie
nel Settecento. Dall’articolo “Bibliomania” di D’Alembert per l’“Enciclopedia”
(1752), e poi (1770) dal romanzo di successo avvenirista “L’an 2440” di Louis
Sébastien Mercier: il protagonista si sveglia, dopo un sonno durato settecento
anni, secondo il canone classico dei Sette Dormienti, ritrovandosi nella Francia
di un Luigi XXXIV educato secondo il
modello di Rousseau, con le biblioteche prive di libri, bruciati in un
gigantesco autodafé. Il tema è ripreso un secolo dopo da Victor Hugo, a
Bruxelles, nella poesia civile “A qui la faute”?, 1871, dopo la sconfitta della
Francia e il fallimento della Comune – il piromane non sa leggere. Con lievità
era stato trattato dall’umorista Alphonse Karr, “Les papiers brulés.
Service rendu à la posterité”, 1841,
dove si immagina un rogo festoso di libri nel camino, con sollievo di un’umanità
infestata dai libri. E da Ippolito Nievo, “Storia filosofica dei secoli futuri”,
raccontata nel 2222, dopo che “il buonsenso straordinario del secondo patriarca
della repubblica universale” ha menato “ad effetto il savio proposito di distruggere
tutti i libri anteriori all’anno 2000” – oggi ci saremmo, sgravati?
“Auto da fé”, con incendio finale della
biblioteca, in una casa dove il culto dei libri ottunde ogni capacità di sentimento,
è un prolisso romanzo di Canetti, 1935 (in originale “Die Blendung”, l’accecamento,
ma in altre lingue intitolato in traduzione “Auto da fé”). E poi, dopo Ray
Bradbury (1953), è tema di Amélie Nothomb, 1994, nel testo teatrale “Libri da
ardere” (“Combustibles”).
Gobba
-
Se “ben fatta”, perché no? E. Jünger, “La forbice”, ricorda di averlo letto in un
Karl Julius Weber, ma di averlo “rilevato in Diderot e in altri ancora –
potrebbe comparire anche tra le pagine di Montaigne. Evidentemente un aneddoto
errante dal nocciolo saldo”.
È “un’immagine cara ai cinici”, continua
Jünger, che “un’immagine può guarire“. E sarebbe il caso di Leopardi, nota - tanto
più che “ognuno si trascina una qualche gobba”. E prosegue citando Weber: “I
gobbi compensano con lo spirito ciò che al corpo manca o ciò che gli è dato di
troppo”. Considerazione che fa seguire “da una lunga serie di geni che
portarono questa croce, tra essi Lichtenberg” – e più si direbbe Leopardi.
Grozio
–
Il giurista accreditato dell’invenzione del diritto internazionale fu autore di
tragedie in latino, in versi? Lo fu. Anche perché le tragedie è meglio scriverle in
latino. È il consiglio che il “buon abate Bazin”, lo “zio” di Voltaire”, gli
rivolge in “La Défense de mon oncle”, opera del nipote, al cap XX, “”Des
tribulations de ces pauvres gens-de-lettres”. L’avvertimento è di non scrivere,
“a meno di non scrivere le vostre tragedie in latino, come Grozio, che ci ha lasciato
questi bei drammi interamente ignorati, di “Adano scacciato”, di “Gesù
paziente”, e di “Giuseppe” sotto il nome di “Sofonfoné”, che lui crede una parola
egiziana”.
Italiano
–
Dopo “mamma” si afferma “nonna”. La incorona internazionalmente “Nonnas”,
l’ultimo blockbuster di Susan
Sarandon –che si scopre italiana per parte di madre: un film sulle cuoche di un
ristorante, amiche della madre del ristoratore (sulla traccia del film di culto
di Stanley Tucci,1996, “Big Night”, il pranzo memorabile di due fratelli cuochi
nel loro ristorante in via di fallimento).
L’italiano va con la famiglia e la
cucina. E nelle denominazioni di prodotti e brand
internazionali, per il bisogno di vocalizzazione che hanno il giapponese e il coreano,
e anche il cinese..
Ottocento
–
Il s ecolo “del quattrino” per Ippolito Nievo, rivoluzionario e conservatore,
anzi reazionario – “Un veglione (Diario
di un pazzo), 1859. E anche “secolo di bastardi e di eunuchi”” (lettera a Matilde
Ferrari, 27 agosto 1850).
Panico
–
“Ferrie era convinto che il panico fosse una reazione animale che garantiva la
sopravvivenza della specie. Era molto più antico della logica” – Don Delillo di
un personaggio del romanzo sull’assassinio d Kennedy, “Libra”, p, 396.
Personaggio – È d’invenzione
ma è segnato. Dalla vicenda in cui il suo autore lo situa. Ed è perfetto in
questa identità, seppure non apprezzabile. “Così devi essere”, lo ha bollato l’autore
– nota E. Jünger negli aforismi de “La forbice”: “Il Falstaff di Shakespeare,
il Raskolnikov di Dostoevskij, il Woyzweh di Büchner sono in tal senso perfetti
benché il primo è un bevitore, il secondo un assassino, il terzo un idiota.
Anche un insignificante, come nel caso di Oblomov, può brillare in questo spettro”.
Pinocchio
–
Ma è queer naturalmente, sensa sesso,
o di sesso incerto. Ci ha pensato T.J.Klune, scrittore dell’Oregon: “Un coraggioso
eroe queer” – nel racconto “Nella vita dei burattini”, che si presenta come
“una rivisitazione Lgbtq+ della favola di Pinocchio in una foresta
cibernetica”.
Psicoanalisi
– Nicla Vassallo, poetessa e filosofa, si compiace
co Gnoli su “Robinson” di “fare altro”: “Due settimane con la barchetta, o
facendo sci,senza sosta, in Engadina”. O anche “una seduta di psicoanalisi alla
settimana, benché dubiti che la psicoanalisi sia una scienza e che gli
psicoanalisti abbiano qualcosa di serio da dire”. Ricorda anche divertita il commento
di Virginia Woolf, a proposito di “due conoscenti rientrati, smagriti, gracili,
tristi dopo quasi un anno di «lettino» con Freud: «È così questo che fanno
dodici mesi di psicoanalisi»”.
San
Gennaro – Dovrebbe aver fatto il suo tempo, secondo Voltaire. “Arcivescovi di Napoli, tempo verrà in cui il sangue del signor san Gennaro non
ribollirà più quando lo si avvicina alla testa. I gentiluomini napoletani e i
borghesi ne sapranno abbastanza tra qualche secolo per concludere che tutto
questo passa-passa non gli è valso un ducato: che è assolutamente inutile alla
prosperità del regno e al benessere dei cittadini; che Dio non fa miracoli un
giorno dato, che non cambia più le leggi che ha imposto alla natura. Quando queste
nozioni saranno discese dai nobili ai cittadini, e da questi alla porzione di
popolo capace di ragione, allora si vedrà a Napoli ciò che si vide nella
piccola città di Egnazia, dove al tempo di Orazio l’incenso bruciava da solo
senza che lo si avvicinasse al fuoco. Orazio mise il miracolo in ridicolo, e
non avvenne più. È così che ci si è disfatti del sacro ombelico di Gesù nella
città di Chälons; è così che i miracoli sono spariti da metà Europa con le
reliquie: quando arriva al ragione, i miracoli se ne vanno” – Voltaire, “Conformez-vous
au temps” – in Id., “De l’horrible danger de la lecture”. Ma Napoli smentisce anche Voltaire.
Telepatia
–
“È insolita, ma non rara, la percezione telepatica della propria persona”. Se
ne tace, come si tace ogni sguardo che si spinga nel numinoso”, E .Jünger, “La
forbice”, 34-35: “In questi incontri con se stessi, la propria persona è vista
da una certa distanza, solo per un istante. E non ha luogo alcuna azione, il
che distingue questo tipo di visioni dalla seconda vista”.
Trockij
–
“Trockij aveva preso il nome di un secondino di Odessa, e l’aveva portato sulle
pagine di mille libri” – Delillo fa ricordare a Lee Oswald, l’assassino di
Kennedy, comunista puro, “trockista”, in
“Libra” – Trockij era nato Bronštein.
Trockij era nato nel Donbass, nella regione
(oblast) di Kherson, nel villaggio di
Janovk, oggi Bereslavka.
letterautore@antiit.eu
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