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L’Italia di Zaki
Patrick Zaki rifiuta il volo di Stato.
Potrebbe dire per non profittare dell’Italia. Fa invece dire, o lascia dire, per
non dover ringraziare il governo.
Va bene anche così, fa quello che
vuole. Ma si può ora anche dire che il suo è stato ed è un modo di stare a fronte
del Paese di accoglienza che si fa solo con l’Italia. Ha creato un problema fra
l’Italia e l’Egitto (che peraltro ne hanno di veramente gravi, l’assassinio di Regeni)
con una fake news sulla persecuzione dei Copti. Si dice: la libertà di espressione. Ma non si può giocare su una convivenza religiosa, pacifica.
Si tralasci pure questo, l’oggetto
del suo processo. Ma Zaki è uno che dopo avere impegnato diplomazia e interessi
dell’Italia per un suo (non) problema, ora non vuole essere riconoscente. Questo
succede solo con un Paese come l’Italia: poteva anche scusarsi e ringraziare,
non il governo, l’Italia. Lui no, sa poco o nulla dell’Italia e non intende
imparare, nemmeno la lingua.
L’Italia del resto lo ha
proclamato cittadino, con voto parlamentare. E lo ha addottorato, non sappiamo per
quali studi, a pieni voti - in che lingua, massonica? Una ventina di città lo vogliono cittadino onorario. Lo avremo presto parlamentare - in inglese?
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