Ma come è produttivo l’ozio
“La
capacità di oziare implica un appetito cattolico e un senso forte di identità personale”.
Si parte così, di volata – non indifferetismo ma operosità. “Il cosiddetto
ozio, che non consiste nel non fare nulla, ma nel fare molte cose non riconosciute
nei formulari dogmatici dellc classi dirigenti, ha lo stesso diritto all’accettazione
della stessa operosità”. L’ozio c’è sempre stato, come Diogene a fronte di
Alessandro Magno, c’è, e fa bene, alla salute e agli affari, “ma non si può
dire”.
Un
testo breve, col titolo appropriato. In originale più in sintonia col
personaggio Stevenson, “An Apology for Idlers”. Che è più, nel tono del titolo
e nel testo, una giustificazione del bighellonaggio, del dandysmo, dei flâneur –alla Baudelaire, alla Benjamin,
non propriamente oziosi. La traccia che riprenderà Bertrand Russell nel trattatello
omonimo, dell’ozio come un modo di impiego del tempo. Diverso, e anzi opposto,
da chi perde tempo.
Con
l‘originale a fronte.
Robert
Louis Stevenson, L’elogio dell’ozio,
La Vita
Felice, pp. 58 € 6,80
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