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Non si abbatte il diverso
Non è un referendum, ma 50
mila donatori in Francia per il poliziotto killer e solo 12 mila per il ragazzo
da lui ucciso riflettono le proporzioni in Francia fra “francesi francesi”, che
si sentono francesi a quattro quarti, compresi gli italiani e gli spagnoli
immigrati anteguerra, e i francesi recenti, immigrati di seconda generazione,
africani – maghrebimi, subsahariani. Questi animati dal risentimento per il passato coloniale della Francia, quelli risentiti dal risentimento - le colonie sono finite in Algeria, quindi sessanta anni fa.
Che i 50 mila siano stati
organizzati politicamente non conta. Anche i 12 mila lo sono stati.
Non è nemmeno una questione
reddituale, o di posizione sociale, residenziale. Tra le città e la campagna di
una volta (le jacqueries”), tra
periferie e centri urbani, tra poveri e ricchi. Ma di “differenza”. Che non è razziale
o di colore, però lo è: finisce per esserlo nella divisione attuale. Gli italiani
“ritals” non erano discriminati dal Fronte Popolare nel 1936 per il colore,
questa differenza non c’era. Ma c’era.
Ci vogliono generazioni per
“assorbire” il diverso. Anche senza colpe (prevenzioni) specifiche – coloniali, politiche,
di colore, razziali. Non si abbatte il diverso. Non con la pistola, ma neanche
con le buone parole.
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