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Orwell restaurato – o i dolori del volontario in Spagna
Il Gran Libro della Guerra di
Spagna è il racconto di una delusione. Tolte le due pagine iniziali,
giustamente famose, dell’incontro col miliziano italiano all’arruolamento, che
lo emoziona con la sua semplicità, e un paio di accenni al calore e alla
generosità degli spagnoli, miliziani e non, è un lungo repertorio di mancanze,
incapacità, superficialità, e di logorrosimo politico, oltre che di violenza,
tra le forze combattenti, che da subito, dal primo giorno di “caserma”, lo
accasciano. Un pamphlet politico, per
le forze rivoluzionarie in Spagna, anarchici e socialisti, e contro i comunisti
bolscevichi. Scritto a caldo, nello stesso 1937, subito dopo il congedo per una
ferita al collo che gli aveva semiparalizzato la lingua e un braccio - “un
libro urgente, scritto in fretta”, pubblicato sei mesi dopo l’evento. Non
violento, anzi argomentato, perfino eccessivamente, malgrado la rapidità della
scrittura. Ma in nuce il cattivo umore che animerà “La fattoria degli animali”.
Il lungo pamphlet si regge sul
racconto delle cose viste e vissute. L’arruolamento come volontario, per dare
un senso e un indirizzo alla sua vita, e alla sua curiosità di scrittore. Con
la moglie peraltro in attesa in albergo a Barcellona, mentre lui sta al fronte.
E il racconto della guerra al fronte, a Huesca, dove è schierato due volte, nel
lungo inverno del 1936 (“centoquindici giorni in prima linea”), e nella tarda primavera
del 1937, col ferimento. Il racconto è della vita minuta dei miliziani, di cui niente
si salva, se non qualche isolato episodio. Armi vecchie, rotte, inutilizzabili.
Nessun addestramento. Nessuna programmazione, o strategia, o anche solo
tattica, militare. Tutto improvviagto, raccogliticcio, incapace. In compenso,
tanta ideologia, di discorsi tanto assoluti quanto vacui.
Nel mezzo il racconto di come
l’ideologia si è tradotta in pratica: in una guerra civile dentro la guerra
civile. Nell’attacco a Barcellona e poi nella cancellazione del Poum, il
partito Operaio di Unificazione Marxista, bollato di “troskismo”, e della Cnt,
uno dei due grandi sindacati spagnoli. A opera del partito Comunista, e della
Ugt, la centrale sindacale controllata dal partito Comunista. In “orribile
atmosfera di sospetto politico e di odio”. Il Primo Maggio 1937 “solo a
Barcellona, in tutto il mondo, non si celebra”. Con la caduta del governo
Caballero , il potere è tutto ai comunisti, e parte il regolamento di conti - erano
gli annni dell’affondo di Stalin contro ogni possibile dissidenza interna, che
bollava di troskismo, con arresti, processi, esecuzioni per direttissima. Si
arrestano perfino i volontari, incommunicado,
cioè senza sapere dove sono trattenuti e perché. La parte più drammatica, più
della pallottola che gli perfora la gola, è nascondersi al governo comunista di
Valencia e lasciare la Spagna. Orwell si sentiva affine al Poum e, benché non
iscritto (per questo salvò la pelle), operò militarmente a Barcellona in difesa
di una postazione del Poum.
Il racconto di un’utopia finita
male, cui seguiranno le due distopie che ne perpetuano il nome. Molta la
delusione anche di come i fatti di Sagna vengono raccontati dai giornali –
Orwell a Barcellona assediata e in guerra civile interna può leggere i giornali
inglesi.
In filigrana, un’immagine positive
dell’Italia. Dal lato repubblicano,. Il volontario che, involontariamente, lo
fa conscio di quanto si apprestava a fare. Il ricordo grato di un giornalista
italiano poi dimenticato, Giorgio Tioli. L’ammirazione, in ultimo, per un treno
di volontari italiani in partenza da Barcellona (per la frontiera? per iI
fronte?), cordiali, festosi – quelli che “avevano vinto a Guadalajara”. Che
invece in Italia è ricordata nelle canzoni di Guerra fasciste.
La partecipazione italiana
nel fronte repubblicano non ha avuto altro ricordo? Effetto della storia fatta
dagli storici del Pci? Ma non ne ha scritto, per esempio, nemmeno Chiaromonte,
che militò nella sqadriglia di André Malraux – si ricorda perché Malraux lo ricorda.
In supereconomica una sorta
di edizione critica. Francesco Laurenti, che ha ritradotto l’“Omaggio” con
Fabio Morotti, ha restaurato nella narrativa i capp. V e XI, che lo stesso
Orwell aveva in un secodo tempo pubblicato fuori dalla narrativa, come
appendici – due capitoli specialmente saggistici, politici. E prova a
riproporre il diverso “stile di scrittura” che Orwell si era ingegnato di
costruire per rendere la “peculiare eteroglossia” dei tanti gruppi e volontari
del Fronte Popolare, di varia provenienza. “Stupisce”, nota nella
presentazione, “l’approccio «nobilitante» di tanti traduttori”, e da ultimo
degli stessi editori inglesi, l’“appiattimento della policromia linguistica
orwelliana”.
George Orwell, Omaggio alla Catalogna, Newton Compton,
pp. 314 € 4,90
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