giovedì 27 luglio 2023

Orwell restaurato – o i dolori del volontario in Spagna

Il Gran Libro della Guerra di Spagna è il racconto di una delusione. Tolte le due pagine iniziali, giustamente famose, dell’incontro col miliziano italiano all’arruolamento, che lo emoziona con la sua semplicità, e un paio di accenni al calore e alla generosità degli spagnoli, miliziani e non, è un lungo repertorio di mancanze, incapacità, superficialità, e di logorrosimo politico, oltre che di violenza, tra le forze combattenti, che da subito, dal primo giorno di “caserma”, lo accasciano. Un pamphlet politico, per le forze rivoluzionarie in Spagna, anarchici e socialisti, e contro i comunisti bolscevichi. Scritto a caldo, nello stesso 1937, subito dopo il congedo per una ferita al collo che gli aveva semiparalizzato la lingua e un braccio - “un libro urgente, scritto in fretta”, pubblicato sei mesi dopo l’evento. Non violento, anzi argomentato, perfino eccessivamente, malgrado la rapidità della scrittura.  Ma in nuce il cattivo umore che animerà “La fattoria degli animali”.
Il lungo pamphlet  si regge sul racconto delle cose viste e vissute. L’arruolamento come volontario, per dare un senso e un indirizzo alla sua vita, e alla sua curiosità di scrittore. Con la moglie peraltro in attesa in albergo a Barcellona, mentre lui sta al fronte. E il racconto della guerra al fronte, a Huesca, dove è schierato due volte, nel lungo inverno del 1936 (“centoquindici giorni in prima linea”), e nella tarda primavera del 1937, col ferimento. Il racconto è della vita minuta dei miliziani, di cui niente si salva, se non qualche isolato episodio. Armi vecchie, rotte, inutilizzabili. Nessun addestramento. Nessuna programmazione, o strategia, o anche solo tattica, militare. Tutto improvviagto, raccogliticcio, incapace. In compenso, tanta ideologia, di discorsi tanto assoluti quanto vacui.
Nel mezzo il racconto di come l’ideologia si è tradotta in pratica: in una guerra civile dentro la guerra civile. Nell’attacco a Barcellona e poi nella cancellazione del Poum, il partito Operaio di Unificazione Marxista, bollato di “troskismo”, e della Cnt, uno dei due grandi sindacati spagnoli. A opera del partito Comunista, e della Ugt, la centrale sindacale controllata dal partito Comunista. In “orribile atmosfera di sospetto politico e di odio”. Il Primo Maggio 1937 “solo a Barcellona, in tutto il mondo, non si celebra”. Con la caduta del governo Caballero , il potere è tutto ai comunisti, e parte il regolamento di conti - erano gli annni dell’affondo di Stalin contro ogni possibile dissidenza interna, che bollava di troskismo, con arresti, processi, esecuzioni per direttissima. Si arrestano perfino i volontari, incommunicado, cioè senza sapere dove sono trattenuti e perché. La parte più drammatica, più della pallottola che gli perfora la gola, è nascondersi al governo comunista di Valencia e lasciare la Spagna. Orwell si sentiva affine al Poum e, benché non iscritto (per questo salvò la pelle), operò militarmente a Barcellona in difesa di una postazione del Poum.
Il racconto di un’utopia finita male, cui seguiranno le due distopie che ne perpetuano il nome. Molta la delusione anche di come i fatti di Sagna vengono raccontati dai giornali – Orwell a Barcellona assediata e in guerra civile interna può leggere i giornali inglesi.
In filigrana, un’immagine positive dell’Italia. Dal lato repubblicano,. Il volontario che, involontariamente, lo fa conscio di quanto si apprestava a fare. Il ricordo grato di un giornalista italiano poi dimenticato, Giorgio Tioli. L’ammirazione, in ultimo, per un treno di volontari italiani in partenza da Barcellona (per la frontiera? per iI fronte?), cordiali, festosi – quelli che “avevano vinto a Guadalajara”. Che invece in Italia è ricordata nelle canzoni di Guerra fasciste.
La partecipazione italiana nel fronte repubblicano non ha avuto altro ricordo? Effetto della storia fatta dagli storici del Pci? Ma non ne ha scritto, per esempio, nemmeno Chiaromonte, che militò nella sqadriglia di André Malraux – si ricorda perché Malraux lo ricorda.  
In supereconomica una sorta di edizione critica. Francesco Laurenti, che ha ritradotto l’“Omaggio” con Fabio Morotti, ha restaurato nella narrativa i capp. V e XI, che lo stesso Orwell aveva in un secodo tempo pubblicato fuori dalla narrativa, come appendici – due capitoli specialmente saggistici, politici. E prova a riproporre il diverso “stile di scrittura” che Orwell si era ingegnato di costruire per rendere la “peculiare eteroglossia” dei tanti gruppi e volontari del Fronte Popolare, di varia provenienza. “Stupisce”, nota nella presentazione, “l’approccio «nobilitante» di tanti traduttori”, e da ultimo degli stessi editori inglesi, l’“appiattimento della policromia linguistica orwelliana”.
George Orwell, Omaggio alla Catalogna, Newton Compton, pp. 314 € 4,90

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