giovedì 20 luglio 2023

Troisi ricomincia da sé

Due ore di cinema documentario ma vispe come un film a soggetto. Grazie alle scene dei film di Troisi che lo animano, e alle testimonianze. Specie quella, poco o nient’affatto abituale, di Anna Pavignano, la scrittrice torinese che fu per un tempo la compagna di Troisi, e la coautrice dei suoi fim migliori, “Ricomincio da tre” (1981), “Scusate il ritardo” (1983), “Le vie del Signore sono finite” (1987), “Pensavo fosse amore… invece era un calesse” (1991), “Il Postino” (1994). Che dà ragione dei personaggi femminili fuori cliché dei film di Troisi. E poi c’è Troisi, la sua faccia e le sue battute.
Per questo aspetto, del Troisi-che-non-vuole “fare il napoletano”, particolarmente rinfrescante in questo momennto di napoletanitudine invadente, tra scudetto, il ministro Sangiuliano, e il ritono dei turisti. Di Troisi che a Firenze vuole essere in vacanza, “partenopeo e… parte fiorentino”. Curiosamente, Troisi riesce ancora a bilanciare Martone, anche lui in vena di napoletanitudine – con l’insistito incongruo assunto che nel Golfo nacque in quegli anni una nouvelle vague cinematografica italiana, e da Napoli si espanse nel vasto mondo.
Non è la sola incongruenza. Martone, che pure è uomo di teatro, sa cioè che l’improvvisazione non paga, insiste sulla semplicità e naturalezza della comicità di Troisi. Come se fosse un attore di strada fortunato. Mentre ogni mimica, ogni pausa, ogni parola della “semplicità” e “naturalezza” è opera d’arte, va coltivata, costruita, provagta, azzardata.
Funziona invece l’altra idea di Martone: legare la filmografia di Troisi, benché limitata, all’opera di  di Truffaut. Come un lungo racconto, a episodi, di se stesso e del mondo verso se stesso. Che è comunque ipotesi vera, e àncora Troisi saldamente, fuori dal cabaret, dalle battute, nella comicità classica.  La vera Napoli si penserebbe questa, troppo scafata per non essere misurata.
Mario Martone, Laggiù qualcuno mi ama, Sky Cinema Due, Sky Documentaries, Now

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