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Voltaire giornalista
Una
proposta di testi leggeri di Voltaire. Nel presupposto, come diceva Valéry, che
molto lo aveva in confidenza, che dopo i sessant’anni ancora dice qualcosa.
Dopo i sessant’anni suoi, di Voltaire. Che prima invece era stato autore di un’abbondante
produzione di tragedie in cinque atti, in versi, e di storie prolisse.
I
titoli dei “pezzulli” sono invoglianti: “Dell’orribile pericolo della lettura”,
“Siate conformisti”, “Donne, siate sottoposte ai vostri mariti”, “Fino a che punto
bisogna ingannare il popolo”, “Dialogo del cappone e della pollastra, “Le tribolazioni
dei poveri letterati(gens de lettres)”.
Con le ennesime caricature dei grandi nemici, Legrand de Pompignan, e Jean
Fréron (“Le pauvre Diable”) - “vermicello del culo di Desfontaines”, altro critico
avverso a Voltaire.
Oggi
forse impubblicabile, troppo “scorretto”. Il precetto delle donne andrebbe a segno: è di san Paolo e non di Maometto. Quello del titolo è invece
di un populista patriottardo, quale se ne trovavano a destra e a sinistra in
Francia dieci anni fa, quando la raccolta è stata pubblicata: un’invettiva contro
Maometto e l’islam, che vogliono l’ignoranza. Ma ce n’è anche per i secoli bui,
l’undicesimo, impegnato in un “disputa degli stercoristi”, di un’Europa incolta e ignorante, che per
curarsi doveva andare dai mussulmani. Contro i gesuiti, naturalmente, qui
impegnati a imporre l’“amore puro”. Contro gli stupidi e la stupidità. E contro
la guerra: contro la guerra sempre, dal primo all’ultimo scritto, tanto è
insensata – “più se ne ammazzano, e più se ne presentano”. La guerra è anche
ridicola: “È ridicolo credere che Romolo abbia celebrato dei giochi in un
miserabile villaggio fra tre montagne pelate, e abbia invitato a questi giochi
trecento ragazze del vicinato per rapirle”, “Carlo Magno fece la guerra trent’anni
ai poveri Sassoni per un tributo di 500 vacche”.
Ma
non si ride con Voltaire. Anche sorridere, si fa poco: la sua sferza è
insistita, prolissa, ripetitiva. Risentita più che ironica. Al meglio, quando non
c’è motivo personale, è Gramellini nel suo diaio delle bêtise – uno strano effetto: Voltaire giornalista?
Voltaire,
De l’horrible danger de la lecture,
Flammarion, p. 183 € 6
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