venerdì 21 luglio 2023

Voltaire giornalista

Una proposta di testi leggeri di Voltaire. Nel presupposto, come diceva Valéry, che molto lo aveva in confidenza, che dopo i sessant’anni ancora dice qualcosa. Dopo i sessant’anni suoi, di Voltaire. Che prima invece era stato autore di un’abbondante produzione di tragedie in cinque atti, in versi, e di storie prolisse.
I titoli dei “pezzulli” sono invoglianti: “Dell’orribile pericolo della lettura”, “Siate conformisti”, “Donne, siate sottoposte ai vostri mariti”, “Fino a che punto bisogna ingannare il popolo”, “Dialogo del cappone e della pollastra, “Le tribolazioni dei poveri letterati(gens de lettres)”. Con le ennesime caricature dei grandi nemici, Legrand de Pompignan, e Jean Fréron (“Le pauvre Diable”) - “vermicello del culo di Desfontaines”, altro critico avverso a Voltaire.
Oggi forse impubblicabile, troppo “scorretto”. Il precetto delle donne andrebbe a segno: è di san  Paolo e non di Maometto. Quello del titolo è invece di un populista patriottardo, quale se ne trovavano a destra e a sinistra in Francia dieci anni fa, quando la raccolta è stata pubblicata: un’invettiva contro Maometto e l’islam, che vogliono l’ignoranza. Ma ce n’è anche per i secoli bui, l’undicesimo, impegnato in un “disputa degli stercoristi”,  di un’Europa incolta e ignorante, che per curarsi doveva andare dai mussulmani. Contro i gesuiti, naturalmente, qui impegnati a imporre l’“amore puro”. Contro gli stupidi e la stupidità. E contro la guerra: contro la guerra sempre, dal primo all’ultimo scritto, tanto è insensata – “più se ne ammazzano, e più se ne presentano”. La guerra è anche ridicola: “È ridicolo credere che Romolo abbia celebrato dei giochi in un miserabile villaggio fra tre montagne pelate, e abbia invitato a questi giochi trecento ragazze del vicinato per rapirle”, “Carlo Magno fece la guerra trent’anni ai poveri Sassoni per un tributo di 500 vacche”.
Ma non si ride con Voltaire. Anche sorridere, si fa poco: la sua sferza è insistita, prolissa, ripetitiva. Risentita più che ironica. Al meglio, quando non c’è motivo personale, è Gramellini nel suo diaio delle bêtise – uno strano effetto: Voltaire giornalista?
Voltaire, De l’horrible danger de la lecture, Flammarion, p. 183 € 6

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