Attentati ai treni
Gli attentati ai treni sono sempre stati opera di neofascisti,
da Tuti in poi. Anzi dall’attentato alla Freccia del Sud, il treno dalla Sicilia
a Torino, il 22 luglio 1970, a Gioia Tauro, con sei morti e una sessantina di feriti.
Una tecnica diventata tattica, organizzata, due anni dopo, nella notte
tra il 21 e il 22 ottobre 1972, con la serie di ordigni, esplosi e non esplosi,
lungo le ferrovie in varie dislocazioni, da Latina a Gioia Tauro, per sabotare una
manifestazione dei metalmeccanici a Reggio Calabria contro i boia-chi-molla.
A Bologna quindi il 2 agosto 1980
si disse
subito di si, la strage è fascista. Ma subito dopo di no. Poi ci fu Cossiga,
col suo abitino di seminatore del dubbio, o “rottamatore” un po’ bipolare, che
nel 1991 disse che non erano stati i fascisti. E dietro Cossiga si mosse molta intellighentsia di sinistra. Infine sono emersi i telegrammi del
col. Giovannone, l'uomo dei servizi a Beirut, col suo accordo di non belligeranza
col terrorismo palestinese, allarmato da un’ennesima scissione, segnalando una
o più “schegge impazzite”.
In verità, l’accordo di Giovannone (e Eni, e altri: ospedali e
aiuti umanitari in cambio di protezione contro il terrorismo) con Arafat e l’Organnizzazione
per la Liberazione della Palestina non aveva protetto l’Italia, a Fiumicino e
altrove. Ma non c’è mai stata una forma di terrorismo palestinese come quella
di Bologna. E sui neofascisti per Bologna grava la condanna giudiziaria.
La condanna è un fatto. Ma in mezzo a tanti misfatti, per
primo il tortuosissimo processo (più processi) per piazza Fomtana - contro ogni
evidenza (per prima la pista anarchica voluta dal commissario Calabresi). Il
dubbio quindi ci sta. Per ora la strage alla stazione è dei neofascisti. Ma
indagare non dovrebbe nuocere.
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