Come ridono le donne, anche di se stesse
Quattro trentenni
disinvolte, trendy, scafate, iperaggiornate. Ma inguaribilmente romantiche.
La scrittrice palermitana di belle speranze a Roma, naturalmente al Pigneto,
dove sennò, che finisce nella palude del business
sceneggiatura. La negoziante di Guidonia in calzature sposina del carabiniere
che il ritorno del ragazzino dell’infanzia turba. La figlia aristocratica che
vuole andare verso il popolo, e sposta sacchi in panetteria. Una santanché dei
Parioli, che non perdona uno sguardo. Quattro storie divertenti. Non
esilaranti, non ci sono battute fulminanti, la sceneggiatura è distesa, discorsiva, ma di personaggi e immagini
notevoli. Soprattutto, curioso, quelli maschili, anche se marginali nell’economia
del film.
Pilar Fogliati ha aspettato invano la chiamata, dopo l’apparizione
in “Forever Young” sette o otto anni fa, poi ha sparato la sua salve. Non ancora
il suo “Sacco bello”, ma qualcosa che comunque lascia la traccia. La scena
iniziale, delle amiche che si raccontano e mimano gli atti sessuali degli
uomini. Il mondo ambiguo dello spettacolo, cinico per bisogno. O in filigrana
la pratica inutile del sostegno psicologico – una Bobulova sorridente, che pone
problemi invece di risolverli, senza crederci.
Un film anche, senza dirlo e forse senza volerlo, tutto
al femminile. Con un taglio e un colpo d’occhio femminile-femminile. Come un
dato di fatto, cioè, senza rivalse, polemiche, rivendicazioni.
Pilar
Fogliati, Romantiche, Sky Cinema
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