Di Meo-Blissett, tra remake e beffe – meglio di Eco
La morte di Luca Di Meo
(l’unico dei quattro scrittori del collettivo Luther Blissett-Wu Ming di cui non
ci sia in rete una biografia…) porta a risprire questo romanzone che fu il loro
esordio, nel 1999. Luther
Blissett è nome proprio, del centravanti del Milan del campionato 1983-84, il primo o secondo
calciatore nero del campionato italiano, con una fama di goleader in Inghilterra,
in campionato e nella nazionale, a cui nessun calciatore del Milan passò mai la
palla.
Uno pseudonimo ironico, quale
già l’altro collettivo, Wu Ming (“senza nome”), di quatro artisti dada, autori
di leggende metropolitane, fake news, scherzi, beffe, quindi scaduto nella
goliardia. Ma, goliardicamente è vero, senza crederci troppo, non seriamente,
autori anche di veri romanzi d’avventure alla Dumas, alla Walter Scott.
Sbrigativi, poco autoriali. Maestri però del canone del genere come decretato da
un altro bolognese, seppure d’adozione, a sua volta loro maestro: Umberto Eco. Nel
“Superuomo di massa “ e nell’introduzione alla nuova traduzione americana del “Conte
di Montecristo”. E, soprattutto, più capaci della esemplificazione che lo
stesso Eco aveva dato della teoria con i suoi romanzi storici, l’arcinoto “Il
nome dela rosa”, “Il pendolo di Foucault”, “L’isola del giorno prima”. Questa
la prima impressione che danno, quasi una delle loro beffe. Perché, al
paragone, i romanzi storici per i quali Eco era anche autore famoso e
famosissimo sono dispersivi e noiosi, buona parte. Mentre questo, come poi i
successivi, scorre veloce – e anche attendibile, volendone fare l’anamnesi
sulle fonti (più certamente delle variazioni “d’autore” di Eco).
Il plot è semplice. Cioè complicatissimo. È la storia della Riforma,
di Lutero e dopo. Pieno di personaggi e liti, più o meno teologiche, tutte
ultimative: Thomas Müntzer, Melantone, Carlostadio, Lutero naturalmente, il cardinale
Gianpietro Carafa, la Dieta di Worms, i Profeti di Zwichau, Jan di Leida, i
contadini, con le terribili guerre dei contadini, i tessitori, protomarxiani, la
riforma sociale. Una storia piena di nomi e di fatti. Che però, ecco il miracolo,
il collettivo riesce a far metabolizzare: il romanzone si legge in fretta, con
curiosità, l’avventura è sempre dietro l’angolo - e lo spirito del tempo che ne
esce regge anche al contrappunto storico, lo spirito e gli eventi stessi.
Con una seconda beffa, o
“pasticcio”. C’è anche un dopo in “Q”, che vede protagonisti a qualche distanza
di tempo Anton Fugger, il banchiere, Gian Pietro Carafa eletto papa (il terribile
Paolo IV), il cardinale Reginald Pole, gli ebrei. Qui siamo nel 1555. È da qui,
ex post, che un eretico senza nome (dai
mille nomi) racconta i quarant’anni di lotte di religione che hanno sconvolto
l’Europa dopo lo scisma di Lutero.
Sono tutti personaggi, quelli
della seconda parte, di un romanzo anteriore di qualche anno a questo “Q”, “In
virtù della follia”, autore G. Leuzzi, l’amministratore di questo sito, che aveva
avuto qualche eco, di lettori e di critica. Ma svolta con ritmo indiavolato e
senza alcun peso alla Storia - anche se Gian Pietro Carafa Paolo IV sarà il
creatore dei ghetti e della “questione ebraica” in Italia.
Luther
Blissett (Wu Ming), Q, Einaudi, pp.
XV + 677, ill. € 15
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