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Ecobusiness dell’architettura a perdere
Grande programma di
riqualificazione dell’area delle Vele di Scampia si annuncia a Napoli. Non è la
prima volta, da trent’anni o quasi si prospetta. Ma ora in clima di santità, da
eden riconquistato: la “vela” B sarà ristruttrata per “servizi alla comunità”
(un scuola? un asilo nido?), sull’area delle vele C e D, che verranno abbattute,
si produrrà un miracolo verde. Decine di progetti di architetti e ingegneri si
contendono le 400 nuove “unità abitative” previste. Si abbattono i vecchi
apartamenti, di proprietà pubblica, per farne di nuovi, privati? Sarà uUna
meraviglia: ci sarenno orteti e frutteti, che i residenti potranno coltivare
liberamente, molti animali a scopo educativo, molti spazi aperti allo sport, dal
jogging al basket. Insomma, un paradiso. E anche le nuove “unità abitative”:
saranno costruzioni Nzeb, Nearly Zero Energy Building, che vuol dire ad alta
efficienza energetica.
Non è la prima grande
ristrutturazione, ingegneri e architetti sono volubili. Il consumo di materiali
e di territorio che si è fatto per le loro “idee”, cioè i loro progetti, cioè i
loro interessi, è stratosferico. L’ecobusiness dell’area Vele viene appena cinqunt’anni
dopo le Vele stesse, costruzioni allora “utopiche”, da falansteri, da socialismo
alla Fourier (in realtà sono durate molto meno: l’ultima Evela” è stata
approntata nel 1975, la prima abbatturata è del 1997. E non solo a Napoli, anche
a Roma (Corviale), a Bari (Ecomostri), e chissà dove altro.
La ricetta urbanistica è
cambiare. Era durare, ora è cambiare: l’urbanistica si vuole volano degli affari.
Oggi naturalmente ecologici – abbiamo avuto con gli ecomostri l’abusivismo di
necessità, o per i ricchi il verde verticale, insostenibile. Tra idiozie o agudezas, e sperpero pubblico di denaro,
salute, ambiente (territorio). Ricette fertili a Napoli come a Roma, città per
eminenza della speculazione (eminenza in senso proprio, vaticana). A Napoli fu
emblematico il caso del chiostro di Santa Chiara, un’area di quiete si direbbe
edenica nel mezzo della città fatta spiantare da architetti e ingegneri, una
vista orrenda, per piantarvi piante d’epoca – del Trecento? del Cinqecento? di
uno o più vivai amici.
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