giovedì 17 agosto 2023

Gli Etruschi sullo Stretto

“Mentre noi pensiamo che i fulmini si verifichino perché le nuvole si scontrano, gli Etruschi ritengono che le nuvole si scontrino  proprio per inviare un messaggio divino”. Su questo carotaggio, semplice e approfondito, del mondo etrusco nel secondo libro delle “Naturales Quaestiones” di Seneca, si è voluto intitolare la mostra, e anche ordinarla: sulle forme di culto e di religiosità degli Etruschi. Perché a Reggio Calabria? Perché gli Etruschi non erano un mondo isolato, commerciavano con la Grecia e la Magna Grecia.
A Reggio, in particolare, sul semplice pretesto di ipotizzare che i vasi figurati calcidesi ritrovati in territorio etrusco potrebbero essere stati manufatti nella città dello Stretto, colonia calcidese, e non nella madrepatria. E per ridare smalto alla civiltà etrusca, che potrebbe essere di grande attrazione per vari suoi aspetti, ma ultimamente si è un po’ persa nell’opinione e negli scambi culturali. Una finestra aperta per le migliaia di visitatori ogni giorno dei Bronzi di Riace.
Una mosra piccola ma piena, di oltre 100 reperti, con didascalie semplici e perspicue. Organizzata dal direttore del museo reggino, Carmelo Malacrino, e del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, che ha fornito statue, oggetti in oro, argento, bronzo, urne cinerarie, ceramiche figurate. E ottime glosse.
Le nuvole e il fulmine. Gli Etruschi interpreti del volere divino
, Reggio Calabria, Museo Archeologico Nazionale

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