Il giallo innocente
Jünger
nel 1985, a 90 anni, debutta nel thriller.
Nella Parigi di Fine Secolo (Ottocento) centro del mondo: Belle Époque, champagne,
fortune accidentate, amori à gogo. E
una casa d’appuntamenti elegate e discreta. Vittima, sarebe il caso di dire, un
giovane – tedesco – tanto bello quanto innocente. Mentre lei, la femme fatale, di un solo sguardo, è un caso borderline, si direbbe oggi. Il tutto agito, per caso, da un
Mercurio, un deus ex machina, dispetico.
E agitato (shakerato), in un mondo altolocato, di ammiragli e brasseurs d’affaires, all’ombra del
Jockey Club. C’è anche un detective, anzi ce ne sono due – e uno viene dal
Deuxième Bureau, il controspionaggio, poi famigerato al tempo delle indipendenze
africane.
Un
racconto di suspense più che d’azione – c’è quasi l’unità di tempo,
luogo e azione. Con lunghe escursioni attorno ai luoghi e ai personaggi: Jünger si cimenta
col feuilleton, col romanzo popolare,
che vuole personaggi “distinti”, attorno naturalmente a una seduzione.
Non
propriamente un giallo. Un omaggio a Parigi, passeggiata e commentata in dettaglio. Centro più che altro del demi-monde. Delle avventure facili, in
affari e a letto, di licenza misurata e obbligata. Un romanzo di costumi. E di formazione,
di giovane vergine a opera di un mefistofele di passaggio. Del thriller ha il ritmo - anche se non veloce. Nella traduzione
di Anna Bianco, Bompiani, a ruota sulla prima edizione tedesca.
Ernst
Jünger, Un incontro pericoloso, Adelphi,
pp. 193 € 14
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