La consegna contro la morte
La mattinata è
calda, come ormai da un mese o due a Roma. Nella basilica di San Pancrazio al
Gianicolo, fuori Villa Pamphili, si è tenuto il funerale di una gentile
signora, in età molto avanzata ma persona dai mille spiriti e dalla grande
amicizia. I convenuti s’intrattengono dopo la funzione sul sagrato per
scambiarsi saluti, ricordi, apprezzamenti. Qualcuno accenna a una delle canzoni
che la defunta amava cantare, accompagnandosi al pianoforte, “Au temps des
cerises”, una hit di Yves Montand. Dalla parte in ombra del sagrato, come usa da persone bennate del
Mediterraneo, che sanno il valore di un velo al sole, meglio se sotto le fronde
che alitano l’aria. Finché un furgone Ups non ha bisogno di passare, per una consegna.
Non guarda nemmeno, ha solo fretta. E poi di ripassare, effettuata alla Jacques
Tati la consegna veloce – avrebbe divertito la defunta, la consegna alla “Jour
de fête”.
Un tempo le macchine
si fermavano, se passava un funerale. Una forma di omaggio, e un momento di
pausa. Ma non c’è pausa per le consegne: ora che si compra tutto online, costa
la metà, la consegna a domicilio deve andare veloce, la logistica ha tempi e
metodi ferrei, non si prende pause e non guarda in faccia nessuno, neanche la
morte – o la vita.
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