Le cattive abitudini del governo con le banche
A colpo d’occhio, i governi italiani
ci hanno sempre provato con le banche, con eccezione di Bpm, Intesa e Unicredit.
Provato a disintegrarle – con Bmp in verità ci hanno provato, ma il banco ha resistito.
I governi italiani del Millennio. Licenziato Fazio, si sono sbizzarriti nelle più
varie manovre – accorpamenti, spezzettamenti, chiusure, aperture, e credito
facile. Col solo effetto di fallimenti e parafallimenti, dalle banche del Centro-Italia,
Mps compreso, al Veneto, e fino alla Popolare di Bari.
Fazio è il governatore della
Banca d’Italia che con cautela era riuscito nell’impossibile traversata delle
banche dalla politica (banche Iri, casse di risparmio, Popolari) al mercato.
Col miracolo Unicredit – se si guarda alle componenti – e anche del gigante
Intesa, benché imperniato sulla Commerciale. Poi Bazoli, il patron di Intesa, ha voluto Fazio impiccato,
compagnucci della parrocchietta e tutto, perché gli aveva impedito di prendersi
anche Generali, e l’opera incompiuta è finita in un mezzo disastro.
In
Italia non c’è alternativa fra i governi delle banche (obbligo di conto corrente
Monti, obbligo di carta di credito Draghi) e il giustizialismo, di sinistra e
ora di destra? Si dice questa la politica dell’uomo della strada – “il
banchiere è una sanguisuga”. Che però in questo caso anche lui si sente offeso,
ha il suo modesto conto corrente anche lui. La tassa non è stata popolare, e fa
paura.
Sembra
un controsenso: la banca non è la nemica del popolo? Ma funziona così; “Non mettere
le mani in tasca”, come diceva il buonanima.
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