Marlowe al cinema, irlandese
Si
riedita il creatore, Raymond Chandler, già in libreria con Feltrinelli ora ritradotto da Adelphi, e
si ripropone il suo personaggio, “Marlowe”, detective perduto tra gli anni e l’alcol.
Riscritto da “Benjamin Black”, lo pseudonimo che lo scrittore irlandese
Banfield adotta per i romanzi gialli. Una produzione Sky, in omaggio a Liam
Neeson, l’attore che contemporaneamente festeggia con una settimama di suoi
vechi film, per la sua centesima pellicola – termine desueto, ma come lo è l’omaggio.
Black
ricrea tutto in classico Chandler. Il classico del thriller-noir americano
degli anni a cavallo della guerra che tanto amavano Oreste Del Buono e Laura
Grimaldi. Quindi Los Angeles 1939, figlie bionde, genitori ricchi e potenti,
droga, alcol, Hollywood. Il cocktail in cui il vecchio cinico Marlowe non può
che perdersi. Con l’aneddoto chandleriano dell’omicidio-suicidio per finta. Con
in più un “cartello” messicano, per stare sull’attualità.
Sky
asseconda il romanziere e la memoria di Marlowe, con Diane Kruger figlia mozzafiato
e Jessica Lange madre. E la cosa in qualche modo regge. Ma Chandler-Marlowe al
cinema non ha buoni precedenti – non ha precedenti. A parte il potentissmo “Chinatown”
di Polanski mezzo secolo fa, con gli inarrivabili Nicholson, la figlia Dunawaye
e il padre John Huston – chandleriano senza dirlo.
Il
film è il rifacimento del rifacimento. In fondo, un omaggio irlandese, di Jordan
e Black-Banfield, all’irlandese Neeson.
Neil
Jordan, Detective Marlowe, Sky
Cinema Uno
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