Michela dannunziana
“I figli nascono con le ali e poi volano
via, nessuna mamma ha il diritto di fermarli”, la mamma di Michela, Costanza,
trova queste parole in morte della figlia che l’aveva ripudiata: non è la donna
vilipesa, rifiutata a diciott’anni per una mamma de anima “più
vigile di quella naturale”. Michela andava di corsa, e il sacrificio della
mamma, quella vera, era parte della partenza. Ha vissuto come in teatro: ha
voluto essere una scrittrice che si rappresentava, e lo ha fatto fino
all’ultimo – malgrado, s’immagina, le sofferenze. Il funerale, la parte voluta,
personale, e quella politica, ne è epitome.
Il modello inevitabile è D’Annunzio: uno modesto, come lo sono i tempi, con la
tv e i social invece dei campi di battaglia, ma ben della vita e le opere come
rappresentazione.
Anche per l’aspetto
intellettuale: presente su tutte le sfide, con animo intrepido, anche
“incosciente”, oltre l’ostacolo. Di una intellettualità della sfida
(“provocazione”) invece che della riflessione, come poi l’intellettuale si era
configurato, nel secondo Novecento. Parte anche lei di quel mondo di passioni e
avanguardismo che politicamente mostrava di aborrire - i social hanno solo
cambiato la maniera di mostrarsi e imporsi, l’animo e il messaggio sono gli
stessi, arditi e intrepidi, il cuore oltre l’ostacolo. Ma, senza volerlo?,
senza saperlo?, anticonformista per essere tradizionalista: familistica, senza
il sesso-ossessione, e religiosa. Attorno al nucleo centrale della vita umana,
la generazione. Senza la riproduzione, che caratterizza il femminile. Quasi monacale.
Le adozioni celebrando invece del concepimento, dematerializzate (desessuate),
spirituali (di anima), al punto da eliminare il legame di sangue, il
concepimento e il parto. Un legame libero, per scelta, invece che obbligato, di
sangue, ma pur familiare - il Cristo non aveva fatto la stessa scelta?. avrebbe
potuto obiettare, ma si accontentava di applicarla - niente polemiche quando si
riscopriva catechista.
Non
una letteratura eversiva la sua, queer o dei diritti, anzi tradizionale,
ma il racconto di un tipo umano diverso. Di un tipo diverso oppure irrisolto.
Più questo, al calcolo delle possibilità (a uno sguardo sulla contemporaneità,
per quanto sbilanciata sulle innovazioni sociobiologiche). Asessuata di fatto,
e familistica – c’è una sesuomania, o fobia, asessuata di fatto. O familistica,
ma asessuata. E materna ma contro la gravidanza. La maternità limitando all’adozione
- seppure formativa più che materiale, l’adozione “di anima”. Spirituale e non
materialista, al punto da eliminare, col rapporto sessuale fisico, il legame di
sangue, la parentela genetica, la compartecipazione fisica - la convivenza,
malgrado la socievolezza. Religiosa – coraggiosamente anticonformista. La
vecchia monaca di casa.
Saperlo
l’avrebbe indispettita? Lo sapeva e lo voleva. Oltre i racconti, tutti molto
notevoli, questo suo modo d’essere sarà il lascito più duraturo – non si dirà
“murgiano”, ma ma sarà come se.
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