sabato 12 agosto 2023

Michela dannunziana

“I figli nascono con le ali  e poi volano via, nessuna mamma ha il diritto di fermarli”, la mamma di Michela, Costanza, trova queste parole in morte della figlia che l’aveva ripudiata: non è la donna vilipesa, rifiutata a diciott’anni per una mamma de anima “più vigile di quella naturale”. Michela andava di corsa, e il sacrificio della mamma, quella vera, era parte della partenza. Ha vissuto come in teatro: ha voluto essere una scrittrice che si rappresentava, e lo ha fatto fino all’ultimo – malgrado, s’immagina, le sofferenze. Il funerale, la parte voluta, personale, e quella politica, ne è epitome.
Il modello inevitabile è D’Annunzio: uno modesto, come lo sono i tempi, con la tv e i social invece dei campi di battaglia, ma ben della vita e le opere come rappresentazione.
Anche per l’aspetto intellettuale: presente su tutte le sfide, con animo intrepido, anche “incosciente”, oltre l’ostacolo. Di una intellettualità della sfida (“provocazione”) invece che della riflessione, come poi l’intellettuale si era configurato, nel secondo Novecento. Parte anche lei di quel mondo di passioni e avanguardismo che politicamente mostrava di aborrire - i social hanno solo cambiato la maniera di mostrarsi e imporsi, l’animo e il messaggio sono gli stessi, arditi e intrepidi, il cuore oltre l’ostacolo. Ma, senza volerlo?, senza saperlo?, anticonformista per essere tradizionalista: familistica, senza il sesso-ossessione, e religiosa. Attorno al nucleo centrale della vita umana, la generazione. Senza la riproduzione, che caratterizza il femminile. Quasi monacale. Le adozioni celebrando invece del concepimento, dematerializzate (desessuate), spirituali (di anima), al punto da eliminare il legame di sangue, il concepimento e il parto. Un legame libero, per scelta, invece che obbligato, di sangue, ma pur familiare - il Cristo non aveva fatto la stessa scelta?. avrebbe potuto obiettare, ma si accontentava di applicarla - niente polemiche quando si riscopriva catechista. 
Non una letteratura eversiva  la sua, queer o dei diritti, anzi tradizionale, ma il racconto di un tipo umano diverso. Di un tipo diverso oppure irrisolto. Più questo, al calcolo delle possibilità (a uno sguardo sulla contemporaneità, per quanto sbilanciata sulle innovazioni sociobiologiche). Asessuata di fatto, e familistica – c’è una sesuomania, o fobia, asessuata di fatto. O familistica, ma asessuata. E materna ma contro la gravidanza. La maternità limitando all’adozione - seppure formativa più che materiale, l’adozione “di anima”. Spirituale e non materialista, al punto da eliminare, col rapporto sessuale fisico, il legame di sangue, la parentela genetica, la compartecipazione fisica - la convivenza, malgrado la socievolezza. Religiosa – coraggiosamente anticonformista. La vecchia monaca di casa.
Saperlo l’avrebbe indispettita? Lo sapeva e lo voleva. Oltre i racconti, tutti molto notevoli, questo suo modo d’essere sarà il lascito più duraturo – non si dirà “murgiano”, ma ma sarà come se. 

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