mercoledì 16 agosto 2023
Ritorno alle fradici osche e greche
Un’opera redatta celermente, in pochi mesi nel 1889, rimasta insuperata. A Laureana di Borrello, il paesino dove Marzano risiedeva. Pubblicata l’anno successivo sulla rivista “La Calabria”, un periodico letterario che Luigi Bruzzano editò per un paio d’anni. Dalla semplice conversazione con “la gente del popolo, in ispecie quella che dimora nelle campagne”, Marzano, folklorista e lessicologo dilettante (porta il nome, secondo la Treccani, di un figlio nato nel 1459 a Eleonora, figlia di Alfonso V d’Aragona, re di Napoli, con Marino, duca di Sessa, principe di Rossano), si accorse che molte parole erano “gli avanzi, sebbene scarsi, della lingua del popolo primitivo che abitò queste contrade, del Popolo Osco”, e di più recavano “tracce delle sovrapposizioni e delle invasioni degli altri popoli, cioè del Greco, del Latino, dell’Arabo, del Francese e dello Spagnolo”.
L’opera recupera oltre tremila lessemi. In prevalenza derivati dal greco. Dal greco antico e non dal bizantino, Marzano anticipa Rohlfs – che terrà conto dello scavo di Marzano nel suo voluminoso “Nuovo dizionario dialettale della Calabria”.
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