Sicilia in allegria
Una
Sicilia che si prende in giro. Sulla mania dei primati: i Lestrigoni, giganti,
il re Artù nell’Etna, Shakespeare di Messina (questa è rubata:
Shakespeare-Florio-Crollalanza era di Bagnara in Calabria - ma è vero che
Messina-Palmi-Bagnara facevano nel Cinquecento città metropolitana, lo
Stretto). Sulle bellezze: non c’è immagine non curata per essere “bella”, ma
nessuna immagine obbligata dell’isola. Sulle spiritosaggini: un racconto pieno
di gag e battute, ma senza parere. Le suore smmozzatrici, a tariffa. L’isola
avvelenata, dove il pane è di segale cornuta, droga naturale - ma solo la sera,
un panino a testa. La mafia dello Speedy Pizzo. E l’ecologia: la setta cui
Dimartino è affiliato coltiva la metamorfosi in alberi. Con Vecchioni che fa
il complottista. E Erlend Øye se stesso.
Il
duo di cantautori Colapesce-Dimartino si fingono divisi dopo Sanremo 2021, e il
successo di “Musica leggerissima”, e si riuniscono per un film sulle leggende
della Sicilia, che viene pagato profumatamente (“ah, i tempi della ‘Piovra’ con
Michele Placido, quanti bigliettoni in nero”). Una rivisitazione della Sicilia
da completare in otto giorni. E all’avventura i due ex soci s’imbarcano, ogni
giorno una diversa. Il torneo di poesia dei Nebrodi. L’anello miracoloso
perduto in mare. E la ricerca del Graal che si manifesta una teiera.
Un
omaggio alla Sicilia. Colapesce e Dimartino, con la complicità di Nicolosi,
psichiatra e videomaker, ripercorrono eleganti le tracce dell’assurdo fatto in
casa, di Franchi e Ingrassia, Ficarra e Picone, di Angelo Musco a suo tempo, o
di Turi Ferro. Une vena isolana fertile. In fondo, lo abbiamo dimenticato, lo
stesso Pirandello era all’origine e al fondo uno scrittore comico - satirico,
ironico, scherzoso - e uno che tanto ebbe a scrivere, e non definitivamente,
sull’umorismo. Sullo sfondo di una
Sicilia non canonica, ma senza un’immagine che non sia bella.
Un
film d’autore. Che Nicolosi avrebbe ideato su un libro di fiabe siciliane,
dice, ricevuto in dono da Dimartino – soggetto e sceneggiatura figurano di
Nicolosi, Colapesce e Dimartino. Di suo il regista lavora con immagini veloci,
dei protagonisti , visti dall’alto più che frontali, o dal basso, o laterali,
quasi voci narranti, voci-quadro, e immagini invece che s’impongono come in una
galleria. Con molto ritmo, un montaggio secco, svelto.
Zavvo
Nicolosi, La primavera della mia vita,
Sky Cinema
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