martedì 22 agosto 2023

Un viaggio in Calabria col re Borbone, nella miseria, in allegria

Un racconto sull’impossibilità, insomma le difficoltà, di muoversi in Calabria, a partire da Maratea e Lauria, nel 1852. Una spedizione militare che si penserebbe temibile, del re delle Due Sicilie Ferdinando II nell’ottobre 1852, trasformata in un racconto vivace e semiserio dal medico svizzero aggregato al Tredicesimo Battaglione Cacciatori. Uno di tre fratelli al servizio del re di Napoli: “Siamo tre fratelli che facciamo questo viaggio delle Calabrie e per la disposizione della marcia succede raramente che c’incontriamo; uno fa parte della 1ma compagnia dei granatieri, uno comanda la 2da Compagnia”, e Horace fa il chirurgo, “che raccoglie gli infortunati che restano sulla strada”.
Un racconto sulle difficoltà materiali, di ogni tipo, le pulci, il nulla o quasi da mangiare, gli alloggi inesistenti, tra maiali e galline, il coprifuoco al tramonto, giacchè non c’è illuminazione di nessun tipo, trasposto in un’aneddotica lieve: il farmacista che sopravvive vendendo il Diavolone, un amaro di sua invenzione, l’arciprete di buone ganasce, il sindaco che monta festoni per il re ma non ha dove ospitarlo. Una narrazione sul tipo di quella impressa alle stesse esperienze, con più ritmo e qualità, da Edward Lear, che fece il viaggio in Calabria nel 1847 ma pubblicava il suo “Journal” in contemporanea con Rilliet, nel 1852.
La spedizione era composta da soldati di tutte le lingue - per lo più tedesca, di svizzeri, austriaci e bavaresi: il re parla il tedesco svizzero. Il Regno si avviava alla fine in allegria. In un paio di posti, Maida e Curinga, la colonna non è bene accolta: nascondono il cibo. Si marcia ancora sui resti del terremoto del 1783.
Il dottor Rilliet morirà poco tempo dopo la spedizione, nel 1854, ma ebbe il tempo di vedere il suo diario di campagna pubblicato, con una miriade di disegni dal vivo, da lui stesso approntati – anche qui al modo di Lear, ma più numerosi e meno curati, meno “quadri”. Giustamente Tonino Ceravolo, che ha curato la riedizione, ci vede un documento visivo, oltre che scritto.
A tratti l’osserrvazione è seria. A Taverna la scoperta di Mattia Preti. A Catanzaro quella della seta, con una disamina breve e acuta dell’economia della seta, e delle cattive politiche fiscali. C’è anche l’economia dell’olio, col dettaglio dei sistemi di produzione. E un po’ di sociologia: le donne “qualche volta hanno le scarpe ma si accontentano di portarle a mano attaccate alla cintura”. Più volentieri èil racconto dei minuti non eventi che hanno contrasegnato la spedizione: la fucileria per errore, le lunghe scarpinate, gli sforzi dei piccoli borghi per offrire accoglienza al re, molta povertà, anzi miseria, l’impossibilità di accantonamento per mancanza di alloggi, la curiosità dei paesani, le lunghe serate degli ufficiali senza luce, passate a giocare a sette e mezzo. E le storie di alcune battaglie: dei calabresi per il re Borbone, al tempo della Repubblica Partenopea, vinta; dei calabresi contro i francesi, vinte (Maida) e perse (Campotenese); della monarchia contro gli insorti liberali nel 1848 (Castrovillari), persa.
In modo lieve, senza mai una critica al re di cui pure era uno stipendiato, indirettamente, è un documento che suffraga la condanna del Regno da parte di Gladstone: la spedizione è di ordinaria aministrazione, il re ne faceva spesso, per scoprire le condizioni del suo regno, ma solo per assicurarsene le dedizione, poi non faceva nulla: non ordinava una strada, una chiesa, una regalia, meno che mai una scuola, oppure il telegrafo. Spesso deve procedere a dorso di mulo, neanche il,cavallo ce la fa. Tre spedizioni sono documentate di Ferdinando II in Calabria, e una in Sicilia Orientale, nel 1833, nel 1844, e nel 1852. Senza mai un esito positivo. Il curatore riporta una pagina del De Cesare, lo storico della “Fine di un Regno”, specialmente cattiva nei confronti di Ferdinando II.
Rari i malumori. A Morano, che sarà illustrata da Escher per le sue geometrie, assegna”la palma della bruttezza” - per lo stesso motivo che entusiasmerà Escher, “la struttura inconcepibile, e assurda”. Le città gli piacciono molto, Castrovillari e Cosenza – di Cosenza fa in breve tutta la storia. Commovente la ricerca di Erodoto a Thurium – anche perché non si sa dove Thurium era. Con un’efficace sintesi storica dei ritardi della Calabria: “In ogni tempo ci sono stati banditi”, briganti, concussori. E “mentre questi briganti saccheggiavano l’interno del paese, i corsari turchi e i barbareschi depredavano le coste… È difficile farsi un’idea della desolazione e dello stato miserevole di questo infelice paese”. Alla vigilia dell’unità d’Italia.
Horace Rilliet, Colonna mobile in Calabria Rubbettino, pp. 325, ril. ill. € 7,90

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