Alvaro fa i conti con San Luca
Uno scrittore non più in
edizione, ed è un peccato. Questi racconti, per lo più veloci (di quando le
“terze pagine” dei quotidiani gratificavano gli scrittori, oltre che di
notorietà, di che vivere senza profondersi in altri mestieri), per lo più di
adolescenti o ricordi dell’adolescenza-prima giovinezza, racconti “di formazione”,
quasi mai drammatici, sebbene di aspettative spesso frustrate, sono curiosamente
vivi a distanza di generazioni, e di mutatissimi contesti. Su tematiche insieme
lievi e pesanti, e caratteristicamente indefinibili, non sistematizzabili: i rapporti
uomo-donna, com’era d’uso, ma anche i rapporti adolescenti-adulti, e l’amicizia,
un tempo fortissima e oggi dimenticata.
Si inizia con un gustoso controelogio
del paese di origine, San Luca, che per una serie di circostanze non volute caratterizza
Alvaro come autore, lo scrittore forse più cosmopolita del Novecento, prima di
Arbasino, legando alle radici. “La cavalla nera”, l’unico racconto lungo, che
apre la raccolta, anzi ne apre la sezione “Incontri d’amore”, è un non benevolo,
un po’ satirico, ritratto dei potamiesi. Potamia è l’antico San Luca, un paese
devastato da un terribile terremoto nel 1592, poi ricostruito a valle, verso la
costa, col nome nuovo del santo protettore, la cui statua restò incolume nel
sisma, ed era stata portata via dai sopravvissuti. Quando arrivano i potamiesi in
città si chiudono le porte, si chiudono i cancelli, si chiudono i fondaci: i
potamiesi non sono cattivi, ma non hanno il senso del tuo e del mio - le loro
donne in compenso sono “dure e forti”, “ghiotte e curiose”, “e sono proprio
belle” (la “donna del Sud”?).
Corrado Alvaro, 75 racconti, Bompiani, pp. 533, ill.,
ril., pp.vv.
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