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Berlusconi santo subito – 35
Non c’è solo il passaggio di
Bianca Berlinguer (Berlinguer…) a Mediaset, che solo qualche anno fa si voleva cancellare per referendum, c’è perfino
una campagna di riabilitazione dei cosiddetti “giornaloni”, tra essi soprattutto
“la Repubblica”, quotidiano già aduso, con Scalfari e dopo, a 5-6 articoli al
giorno contro, a voler riabilitare il buonanima. Non proprio, non
dichiaratamente, ma è un’altra faccia che si presenta. Con bei nomi a supporto:
Camilla Cederna il settimanale feminile, Marino Perniola “il Venerdì di
Repubblica”, Donata Scalfari in intervista fiume con Cazzullo sul “Corriere della
sera”.
Donata, la figlia minore del
Fondatore, già lei stessa per la verità nel “tg delle figlie”, quello montato
da Mentana per Berlusconi, dice che era tutto una farsa. Dopo Craxi, le ricorda
Cazzullo, “l’altro grande nemico fu Berlusconi”. “Papà lo trovava molto simpatico”,
è la risposta, “molto divertente. Prima della guerra di Segrate per il controllo
di Mondadori e di Repubblica, si vedevano spesso ad Arcore: Confalonieri
suonava al piano le canzoni che piacevano a mio padre, Berlusconi le cantava” -
e poi gli illustrava il suo “scannatoio” (ma la visita dei boudoir è raccontata come uno scherzo).
“D” ripropone un’intervista che
Camilla Cederna, nientemeno, fu mandata dall’“Espresso”a fare a Berlusconi
imprenditore edilizio sconosciuto nel 1977, un anno dopo l’uscita di “la
Repubblica”- quando la ricapitalizzazione già s’imponeva. Un compitino, che
Cederna svolge senza genio: “Un uomo non tanto alto, nemmeno una ruga, dai modi
gentili. E siccome è la sua prima intervista, è felice di raccontarmi la sua
vita felice”. Pensare: Berlusconi diede la sua prima intervista a “L’Espresso”.
E vi si potè fare l’apologia: “Si ritiene l’antitesi del palazzinaro, si
ritiene un progressista, è cattolico e praticante, ha votato Dc; e «se l’urbanistica
è quella che si contratta fra costruttori e potere politico, la mia allora non
è urbanistica»”. I pareri dei concorrenti sono l’opposto, ma Cederna non ha voglia
di credere a loro. È un ottimista, conclude, vuole fare una tv ottimista, finanzia
Montanelli per consentirgli di fare “Il Giornale”, massima sua aspirazione sarebbe
diventare presidente del Milan, e parlamentare europeo, “ci tiene anche a coltivare
al meglio la sua figura di padre, cercando di avere frequenti contatti coi suoi
figlioletti”.
Definitivo il primo lancio della
serie, sul “Venerdì di Repubblica” a Ferragosto: un ricordo di Marino Perniola,
“studioso originale e filosofo «eretico», di sinistra ma non marxista”, quello
che allora, anni 1960-1970, si diceva un “sitazionista”, un battitore libero.
Ma limitao a una sola sua tesi, da analista del Sessantotto, del “movimento”: “È stato Berlusconi a fare
il Sessantotto”, questo il titolo. Non a farlo, propriamente, per l’anagrafe
non poteva. Ma a realizzarlo: “Il Cavaliere realizzò le idee rivoluzionarie
degli anni Sessanta. A modo suo…”, questo il sommario. L’occasione c’è, la ripubblicazione
di un testo di Perniola, “Berlusconi o il ’68 realizzato”, la presentazione è
lusinghiera.
L’odio è ancora forte. Basta
leggere quanto si cita sui giornali delle memorie di Sarkozy, e della sua comare
Merkel – una specie d’imbecille, che ha rovinato la Francia delle periferie e ha
rovinato la Libia per rovinare l’Italia. Ma il Berlusconi deve morire si sta
trasformando in un Berlusconi santo subito. Compresi i figli. Comprese le
odiate sue aziende – che non hanno mai licenziato nessuno, nemmeno i giornalisti.
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