Generali d’Italia
Generali è la più grande
compagnia di assicurazione – era fino a qualche anno la più grande d’Europa,
con posizioni importanti al centro del
continente, che onorava l’Italia, Generali Italia. Ma non se ne parla più, si
parla molto invece di generali, dell’esercito. In vesti bizzarre.
Il più famoso è il generale che
si proclama reazionario, Roberto Vannacci. Non una novità, ma lui è riuscito a
fare testo, e cronaca. Il più curioso è il generale Gerardino “Gerry” De Meo,
esperto di intelligence, in Italia e
anche in ambito Nato,che si è fatto fregare 200 mila euro da una cinese. Anche questa
non è una novità: una ventian d’anni fa Santoro fece la sua stagione in tv con
un generale giovane (era il generale più giovane? un quarantenne) che si era
fatto derubare da una presunta amante tutto quelo che aveva guadagnato in anni
di missioni all’estero.
Poi c’è il generale Figliuolo,
che col cappello d’alpino perennemente calzato e in divisa d’ordinanza ha
gestito i vaccini anti.covid. E da un compito d’ordine, di logistica, è stato trasformato
in commissario post-alluvione in Romagna, a gestire una crisi che invece di ordine
ha bisogno di iniziatia, cioè di fantasia, e di risarcimenti pubblici spediti.
Anche questa non è una novità: il generale segue a una lunga serie di prefetti-commissari,
ai quali si è soliti delegare ogni cosa: c’è la mania del commissariamento. Che è naturalmente,
ovviamente, improduttivo – un freno a mano invece di una gestione, competente.
I “generali” - nella gestione della
cosa pubblica e nell’opinione macchiettistica - sono il problema di una
politica che continua a latitare. All’evidenza.
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